Mettiamo alla prova la nostra onestà davanti a Romani capitolo 11

 

Quindi chiedo: Dio non ha rigettato il suo popolo, vi pare? Non sia mai! Poiché anch’io sono israelita, del seme d’Abraamo, della tribù di Beniamino – Romani 11:1


Fin dal primo articolo dedicato al ripristino della pura adorazione, pubblicato in questo blog

in data 9 marzo 2018, si è messo in risalto come anche la religione di cui facevamo parte, che si vantava d’essere “la verità”, fosse in realtà illegale ed autoreferenziale esattamente come tutte le altre.

Nonostante avessimo compreso che tale articolo avrebbe creato “scompiglio” tra i frequentatori del blog… siamo andati avanti su questa strada e lo abbiamo fatto esclusivamente per amore verso la Scrittura ed onestà intellettuale.

Dio aveva scelto Israele per farvi dimorare il Suo Nome per sempre, nonché la discendenza di Abraamo per benedire tutta l’umanità – Genesi 22:18; Neemia 1:8, 9

Ovviamente questo intendimento ci ha portato a scontrarci contro tutti quegli insegnamenti che vorrebbero eliminare Israele e gli ebrei dal proposito di Dio o che li dividerebbero come “una cosa a parte” tanto per giustificare l’esistenza della propria religione – confronta Geremia 31:35-37

L’attenzione che Dio rivolge al seme di Abraamo e ad Israele si vede chiaramente dal primo libro della Bibbia fino all’ultimo: non riuscire a capirlo significa che le varie organizzazioni religiose hanno lavorato proprio “bene” nella loro opera ingannatrice – vedi Genesi 12:7; Apocalisse 21:10

Potremmo in realtà prendere un qualsiasi libro biblico per dimostrare che Israele e il seme di Abraamo sono, da sempre, nella mente e nel cuore di Dio (leggi Atti 1:6) ma in questo articolo esamineremo il capitolo 11 del libro di Romani perché particolarmente significativo.

Siamo davvero di mente nobile al punto da ribaltare tutto ciò in cui abbiamo creduto, magari per anni, andando anche incontro all’ostracismo o al disprezzo dei nostri ex fratelli? - Atti 17:11

Se questo è ciò che amiamo affermare… allora mettiamoci alla prova davanti ad un onesto esame di Romani capitolo 11.


Sei intellettualmente onesto davanti alla Parola di Dio?


Cos’è l’olivo, la radice, la primizia santa?


Nel video dedicato all’identità di Babilonia la Grande*, che abbiamo capito essere la Gerusalemme adultera e idolatrica nel tempo della fine, abbiamo anche messo in risalto l’esistenza un’altra donna che ne è l’antitesi.

Il solo riconoscere l’identità di Babilonia la Grande dovrebbe farci comprendere quale dovrebbe esserne l’antitesi… soggetto tra l’altro presente in molte scritture ebraiche (Isaia 1:8. 9; 52:1, 2; 62:11; Michea 4:8; Sofonia 3:14-20) ma facciamo finta di non capire e passiamo direttamente alle Scritture Greche.


Fin dal primo versetto di questo capitolo notiamo qualcosa che dovrebbe suonare strano per chi sostiene questa “sostituzione”.

A fare anche da guida a questo articolo, Romani 11:1 ci dice… Quindi chiedo: Dio non ha rigettato il suo popolo, vi pare? Non sia mai! Poiché anch’io sono israelita, del seme d’Abraamo, della tribù di Beniamino”.

Quanti significati o interpretazioni possono avere queste parole?

Coloro che sono convinti che Dio abbia abbandonato Israele sono incoraggiati a rileggere queste parole: “Non sia mai!”

Se poi tornasse a galla il solito ragionamento del “sì… però… bisogna capire che…” rileggano ancora una volta “Non sia mai!” e dopo aver ricominciato con le solite articolate spiegazioni (che trovano conforto soltanto nel proprio condizionamento religioso)lo rileggano ancora una volta: Non sia mai!

Ovviamente i vari ministri religiosi si sono specializzati nel giocare con le parole per distrarre anche dai concetti più semplici.

Come abbiamo visto in diversi articoli precedenti, per riuscire ad insegnare il contrario dell’evidenza anche davanti ad una scrittura semplice, cercano di confondere parlando di un “Israele spirituale” dando però a questa parola il significato di “simbolico”.

Chi davvero è interessato a capire il gioco sporco che si fa per tagliare fuori Israele dal proposito di Dio, vada semplicemente a vedere sul dizionario la differenza che passa tra le parole “spirituale” e “simbolico”.

Comunque, anche qui, facciamo finta di non capire e ipotizziamo che quando le scritture greche menzionano Israele lo facciano in senso simbolico… .

Bene… se così fosse perché Paolo ribadisce io sono israelita, del seme d’Abraamo, della tribù di Beniamino”?

Se ci fosse stata davvero questa sostituzione egli avrebbe semplicemente detto “Benché io sia un israelita ciò non è importante… perché l’unica cosa da capire è accettare il Cristo”.

Dopo aver categoricamente affermato che Dio non ha rigettato il Suo Popolo, aggiunge “io sono israelita, del seme di Abraamo, della tribù di Beniamino”… come a dire “Come si può pensare che Dio abbandoni il suo popolo? Non mi vedete? Io chi sono?”.

Questa è la stessa base del ragionamento che egli fece ai Corinti quando gli “apostoli sopraffini” iniziarono a seminare falsi insegnamenti nella congregazione mettendo anche il dubbio sul ruolo e l’autorità di Paolo stesso.

Riferendosi a questi egli disse: “Sono essi ebrei? Lo sono anch’io. Sono israeliti? Lo sono anch’io. Sono seme d’Abraamo? Lo sono anch’io” – 2 Corinti 11:22

Se davvero l’essere ebreo, israelita e seme di Abraamo non faceva alcuna differenza all’interno della congregazione cristiana, perché Paolo non si limita a sconfessarli dicendo appunto che “essere ebreo, israelita o seme d’Abraamo” non contava più nulla ma, al contrario, rincara la dose dicendo semplicemente “lo sono anch’io”?

Un gruppo di fedeli eventualmente confusi da questi “apostoli” avrebbe concluso che l’essere ebreo davvero non contava nulla o semplicemente che, una volta stabilito che Paolo stesso era ebreo, avrebbero dovuto guardare le opere compiute sul campo?

Sicuramente Paolo aveva molte più carte in regola di questi “apostoli” non perché l’essere ebreo o seme di Abraamo non contasse più nulla ma perché lui l’aveva dimostrato con le fatiche, le prigioni, le percosse… - vedi 2 Corinti 11:23-27


Dio non ha rigettato il suo popolo, che prima riconobbe. Infatti, non sapete ciò che la Scrittura dice riguardo a Elia, quando egli supplica Dio contro Israele? - Romani 11:2

Anche qui si ribadisce un concetto molto semplice.

Non è che Dio prima sceglie il Suo popolo e poi lo rigetta… non avrebbe senso, non sarebbe coerente.

Qui Paolo menziona l’episodio di 1 Re 19:10 dove Elia crede d’essere rimasto solo in quanto i suoi connazionali hanno lasciato il patto.

Ovviamente Elia non era l’unico rimasto ma anche se lo fosse stato… egli non avrebbe costituito una rappresentanza di quell’Israele ancora fedele?

Ma andiamo avanti in questa considerazione perché questo concetto verrà spiegato meglio.


Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno abbattuto i tuoi altari, e io solo sono rimasto, e cercano la mia anima”. Ma che gli dice la dichiarazione divina? “Ho lasciato rimanere per me settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio a Baal”. In questo modo, perciò, anche al tempo presente si è trovato un rimanente secondo l’elezione dovuta all’immeritata benignità – Romani 11:3-5


Elia si rende conto che la situazione del popolo è ormai disperata.

Avevano ucciso i profeti di Dio, abbattuto i Suoi altari… e anche Lui, apparentemente l’ultimo rimasto, era ormai in grave pericolo.

Comunque Dio gli disse che c’erano ancora 7.000 persone che non si erano piegate a Baal… .

Elia non era solo!

Quindi Paolo fa semplicemente un collegamento con il suo tempo.

Anche se la maggior parte della nazione da cui egli stesso proveniva si era ormai gravemente sviata… Dio aveva separato da essa una piccola parte, un rimanente.

Non dice solo questo ma anche che il rimanente fu scelto “secondo l’elezione”.

A quale elezione si sta riferendo Paolo?

Se ci liberiamo dai vari condizionamenti religiosi il contesto è chiaro: l’elezione è la scelta di Dio del seme di Abraamo altrimenti non avrebbe senso tutto il ragionamento.

Se davvero Dio avesse rigettato Israele allora l’esempio e la storia di Elia non avrebbero alcun senso.

Egli avrebbe detto, semmai, “Israele è stato infedele per cui Dio ha scelto un altro popolo”. Stop.

Dicendo invece in questo modo, perciò, anche al tempo presente si è trovato un rimanente” sta rimarcando le similitudini di quel tempo: non importa se siamo pochi o tanti, Dio ha salvato un rimanente perché questa è la promessa che Egli ha fatto e non cambia idea.

È una scelta, un’elezione, e non si basa sui meriti.

Infatti il versetto 6 continua… “Ora se è per immeritata benignità, non è più dovuto alle opere; altrimenti, l’immeritata benignità non è più immeritata benignità”.


Arrivati a questo punto dobbiamo ammettere che non è necessario andare avanti se davvero vogliamo capire il punto.

Se abbiamo un minimo di onestà intellettuale dobbiamo convenire che tra i primi cristiani il concetto di “abbandono di Israele” o “sostituzione” fosse assolutamente estraneo.

Se qualcuno avesse fatto anche solo un accenno a questa dottrina avrebbe scaturito probabilmente l’ilarità di tutti e non a caso gli “apostoli sopraffini” e i diversi apostati del primo secolo non provarono mai a scardinare questo concetto.

Semmai cercarono di confondersi con i veri apostoli, o “mandati”, proprio ostentando la loro origine giudaica.

Questo lo vediamo chiaramente anche negli avvertimenti dati alle sette chiese di Apocalisse.

Tra la varie riprensioni notiamo essercene una particolare che non sembra avere molto senso... per chi è convinto che non ci sia alcuna differenza nell’autorità in seno alla congregazione.

In mezzo a varie riprensioni che riguardano l’idolatria, la fornicazione, le credenze settarie e divisive e di tutto di più… Smirne e Filadelfia vengono riprese a motivo del fatto che in mezzo ad esse ci fossero “coloro che dicono d’esser giudei, e non lo sono ma mentono” - Apocalisse 2:8, 9; 3:9

Ora… se partiamo dal principio che l’essere giudeo o giapponese non avrebbe costituito alcuna differenza all’interno della congregazione cristiana, che razza di riprensione o avvertimento sarebbe “dicono di essere giudei e non lo sono”… e perché non troviamo un equivalente che dica “dicono di essere greci e non lo sono”?

Per chi legge le scritture senza condizionamenti la risposta è evidente.

Asserire di essere giudei, mentendo, significava asserire di essere stati investiti di un autorità che Dio non aveva dato loro.

E perché Dio darebbe l’autorità ai giudei e non ad un “greco qualsiasi”?

È molto semplice.

L’autorità viene data ai giudei semplicemente perché Egli non ha mai abbandonato il Suo Popolo ed essi fanno parte della promessa - confronta Romani 3:1, 2


Che dunque? Ciò che Israele cerca ardentemente non l’ha ottenuto, ma gli eletti l’hanno ottenuto. Agli altri la sensibilità si è intorpidita, come è scritto: “Dio ha dato loro uno spirito di profondo sonno, occhi per non vedere e orecchi per non udire, fino a questo stesso giorno”. E Davide dice: “La loro tavola divenga per loro un laccio e una trappola e una pietra d’inciampo e una retribuzione; i loro occhi siano ottenebrati così da non vedere, e curva sempre il loro dorso”Romani 11:7-10


La maggior parte di Israele non ha ottenuto le benedizioni di Dio perché, come dirà sempre Paolo più avanti, cercarono di ottenerle attraverso le opere.

Non riconoscendo il Messia, anzi inciampando in Lui, si fecero sfuggire questa opportunità – confronta Matteo 21:33-44

Ai molti si intorpidirono i sensi, come diceva la profezia.

Comunque gli eletti scelti tra loro capirono e ottennero l’adempimento delle promesse.


Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia. Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarà la loro partecipazione totale! - Romani 11:11, 12


Anche qui Paolo fa un ragionamento semplice ma difficilissimo da comprendere per chi è ingannato dalla religione.

Il versetto precedente diceva che fu proprio Dio a dare loro uno spirito di profondo sonno per cui ci si dovrebbe chiedere se Dio desidera che la maggior parte del popolo muoia senza speranza.

In teoria una piccola parte di Israele si è già salvata ed ha anche formato le congregazioni (infatti Paolo rappresenta questa elezione) per cui il proposito di Dio si sarebbe adempiuto a prescindere e le Sue promesse non sarebbero venute meno.

Comunque veramente Dio si sarebbe “accontentato” di questa minoranza abbandonando la maggior parte del Suo popolo?

Ovviamente no.

Anche qui ripete categoricamente “non sia mai” o “certamente no”!

Ma la loro temporanea caduta sarebbe stata utile!

Una volta visto che il Dio di Israele avrebbe rivolto la Sua attenzione ai pagani… come si sarebbero sentiti?

Essi avrebbero provato una bruciante gelosia!

Questa gelosia sarebbe stata fine a se stessa, un modo per punirli ed umiliarli ancora di più?

No!

Questa gelosia avrebbe prodotto qualcosa di buono: li avrebbe spinti a cercare il Dio dei loro antenati con zelo e con tutto il cuore, abbandonando tradizioni vergognose e contrastanti e magari smettendola di prendere tutto per scontato… - confronta Deuteronomio 32:21; Giovanni 4:22, 23

Ora le parole finali di questi versetti fanno ulteriormente riflettere: se la loro caduta avrebbe portato benedizioni per il mondo, in quanto questo permise l’ingresso dei gentili, quanto più sarebbe stata una benedizione il loro ritorno?


Ora parlo a voi che siete persone delle nazioni. Dal momento che sono, in realtà, apostolo delle nazioni, glorifico il mio ministero, se in qualche modo posso incitare a gelosia [quelli che sono] la mia propria carne e salvare fra loro alcuni. Poiché se il rigettarli significa per il mondo riconciliazione, che significherà il riceverli se non la vita dai morti? Inoltre, se la [parte presa come] primizie è santa, lo è anche la massa; e se la radice è santa, lo sono anche i ramiRomani 11:13-16


In questi versetti Paolo ribadisce appunto che il suo ruolo come apostolo delle nazioni potrebbe indurre a gelosia qualcun altro dei suoi connazionali e farli quindi rientrare in quel gruppo di scelti.

Non avendo accettato il Messia la maggior parte dei suoi connazionali sono impegnati in opere morte… assolutamente inutili ai fini della salvezza.

Tuttavia se la loro gelosia ne spingesse ancora qualcuno ad accettare il Cristo e quindi la volontà di Dio… cosa avrebbe significato per loro?

Ovviamente avrebbe significato salvezza.

Infatti diversi altri ebrei accettarono la verità anche dopo l’ingresso dei romani e probabilmente, almeno in parte, proprio a motivo loro.

Certo, questa profezia si sarebbe adempiuta in pieno nel tempo della fine e non nel primo secolo… ma diversi singoli ebbero l’opportunità di accertarsi della volontà di Dio già allora.

Infine egli dice una cosa molto interessante che in realtà rimarca quello che abbiamo visto finora.


Se la parte presa come primizie è santa, lo è anche la massa; e se la radice è santa, lo sono anche i rami”.

Cosa sta dicendo?

Chi furono le primizie sante?

Ovviamente furono proprio loro, i discepoli del Signore scelti come rimanente, tutti rigorosamente ebrei, sicuramente tutti quelli presenti alla Pentecoste del 33 d.C che ricevettero lo Spirito Santo – Atti 2:1-4

Quindi Paolo sta dicendo che sia i romani che i suoi connazionali infedeli, nel momento in cui si fossero attaccati a queste primizie sante, avrebbero anche loro ricevuto santità.

A prescindere da quanti fossero stati indotti a gelosia, anche un’enorme massa di persone sarebbe potuta diventare santa in quanto sarebbe stata la primizia a trasferire la santità a tutti.

E anche qui vediamo, per la millesima volta, che tutte le interpretazioni atte a screditare il ruolo del rimanente scelto di Israele sono semplicemente faziose, false.

Paolo sta parlando di loro come rappresentanza di Israele, eletti e fedeli secondo la promessa, e dice che gli altri si sarebbero dovuti attaccare a loro per ricevere la santità.

Non ci dilungheremo sulle varie interpretazioni della cristianità su queste parole perché il messaggio è chiaro.

Per chi vuole vederlo, ovviamente.


Comunque, se alcuni dei rami furono recisi, ma tu, benché fossi un olivo selvatico, fosti innestato fra loro e divenisti partecipe della radice della grassezza dell’olivo, non esultare sopra i rami. Se, però, esulti sopra di essi, non sei tu a portare la radice, ma la radice [porta] te. Tu dirai, dunque: “Dei rami furono recisi perché fossi innestato io”. Bene! Per [la loro] mancanza di fede furono recisi, ma per la fede tu stai in piedi. Cessa di avere alte idee, ma abbi timore. Poiché se Dio non risparmiò i rami naturali, nemmeno risparmierà teRomani 11:17-21

Chi sono alcuni di quei rami che furono recisi?

Ovviamente i connazionali di Paolo: coloro che non riconobbero il Messia furono esclusi dalle promesse; non afferrarono l’opportunità.

Al loro posto vengono innestati dei rami selvatici, ovvero le persone delle nazioni che in quel momento sono rappresentate dai destinatari della lettera, i romani.

Il primo ramo innestato, infatti, fu Cornelio e l’episodio non è narrato a caso.

Questo è un grande privilegio!

Il ramo selvatico diventa partecipe della grassezza dell’olivo, ovvero prende parte alle benedizioni promesse!

Era questo un motivo per vantarsi di fronte agli ebrei fedeli o infedeli?

Ovviamente no!

Non era certo il ramo a portare la radice.

Non era certo merito dei romani o dei greci se adesso c’era questa possibilità: ciò era dovuto soltanto all’immeritata benignità e alla sapienza di Dio che aveva permesso alle nazioni di innestarsi nella primizia santa.

Se non fosse stato per questa primizia… loro non sarebbero mai entrati nella congregazione cristiana!

Non sarebbero mai stati cristiani!


Ci viene in mente qualcosa?

Troviamo qualche parallelo con la realtà di oggi?

È davvero sufficiente asserire di credere in Cristo per essere cristiani?

È cristiano chiunque, un bel mattino, decida di fondare una setta o religione?

Sono sufficienti i buoni propositi per essere assurti a “popolo di Dio”?

Secondo quanto dice Paolo, no.

Nessuno di loro porta la radice... nessuno di loro, da solo, potrebbe mai produrre frutto o godere della grassezza dell’olivo.

Nessuno di loro può salvare alcun altro.

Non si può trasferire santità se non si è santi.

Non solo… ma Paolo ricorda agli stessi romani cristiani, ormai santi in quanto santificati dalla primizia santa, che potevano essere recisi esattamente come quegli ebrei infedeli.

Se Dio non risparmiò i rami originali… avrebbe forse fatto un’eccezione per loro se fossero diventati altezzosi o infedeli?


Vedi, perciò, la benignità e la severità di Dio. Severità verso quelli che caddero, ma benignità di Dio verso di te, purché tu rimanga nella sua benignità; altrimenti, sarai potato anche tu. Essi pure, se non rimangono nella loro mancanza di fede, saranno innestati; poiché Dio li può innestare di nuovo. Poiché se tu fosti tagliato dall’olivo che per natura è selvatico e fosti innestato contro natura nell’olivo coltivato, tanto più questi che sono naturali saranno innestati nel loro proprio olivo! - Romani 11:22-24


Dio non è da beffeggiare.

Non si può prendere per scontata la benignità di Dio.

Sapere di essere il popolo di Dio a motivo della promessa fatta con Abraamo, spinse probabilmente molti a montarsi eccessivamente la testa.

Si comportarono male fino all’estremo e si mostrarono molto carnali, materialisti.

Dio non sarebbe venuto meno alla Sua promessa… ma questo non avrebbe significato che non avrebbe punito i trasgressori – Amos 3:2

Fu giustamente severo con loro ed infine molti ebbero quello che meritarono.

Questa severità spinse alla benignità verso le nazioni… ma in egual misura gli stessi gentili non avrebbero dovuto fare lo stesso errore.

Paolo dice inoltre che l’attuale condizione dei giudei non sarebbe stata definitiva: essi avrebbero potuto pentirsi in qualsiasi momento e tornare ad essere innestati nell’olivo.

D’altronde, se Dio ha innestato rami selvatici nell’olivo… non re-innesterà i rami originali?


Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto: Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà le empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati.
Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
- Romani 11:25-29

Paolo ci dice che è solo una questione di tempo prima che diversi rami originali, al momento recisi, vengano innestati di nuovo nell’olivo.

Prima dovrà entrare la pienezza delle nazioni, quindi essi saranno spinti a quella gelosia che li farà tornare con zelo ed in questo modo “tutto Israele sarà salvato”.

Ovviamente non si intende, come credono alcuni, che ogni singolo Israelita sarà salvato in quanto sappiamo che alcuni saranno impenitenti fino alla fine – Ezechiele 20:36-38

Ora comprendiamo che tutta la rappresentanza di Israele sarà salvata… in quanto abbiamo compreso il ruolo di Efraim nel tempo della fine – vedi Ezechiele 37:15-20

Le nazioni non sono altro che le tribù del regno settentrionale di Israele, disperse tra le nazioni 2700 anni fa.

Quando i “gentili” e i connazionali di Paolo saranno radunati, allora “tutto Israele sarà salvato”!

Ricordiamo una cosa al di là delle chiacchiere dei ministri religiosi: i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!

E questo vale sia per i giudei (che rappresentano il regno meridionale) che per gli efraimiti (che rappresentano quello settentrionale) – vedi Deuteronomio 30:1-5

I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili oppure Egli ha cambiato idea abbandonando Israele?

Cosa vi ha insegnato la vostra religione?


Poiché come voi una volta foste disubbidienti a Dio, ma ora vi è stata mostrata misericordia a causa della loro disubbidienza, così anche questi sono stati ora disubbidienti risultandone a voi misericordia, affinché anche a loro sia ora mostrata misericordia. Poiché Dio li ha rinchiusi tutti insieme nella disubbidienza, per mostrare a tutti loro misericordiaRomani 11:30-32


Qui riusciamo a capire che il sacro segreto non riguardi soltanto la gelosia di Giuda.

Parlando ai romani Paolo dice “voi una volta foste disubbidienti”.

Ma come potrebbero essere stati disubbidienti, i romani, se essi non fecero mai parte del popolo di Dio?

A cosa avrebbero disubbidito?

Si potrebbe pensare che egli si riferisca al cattivo comportamento in generale, dal momento che Dio mise la coscienza in ogni essere umano, ma questo non può essere il senso delle parole di Paolo.

Fu proprio lui a riconoscere che alcune persone delle nazioni agivano secondo coscienza dimostrando come la sostanza della Legge fosse nel loro cuore – Romani 2:14, 15

Quindi in teoria i romani potevano aver ubbidito perfettamente alla loro coscienza, dimostrando la sostanza della Legge… e anche se ci fossero state delle eccezioni (come d’altronde c’erano tra gli stessi giudei) di certo questa accusa non poteva essere rivolta a loro in quanto romani.

Forse alcuni si erano comportati male prima di conoscere la verità, ma altri no.

Perché dunque dire “siete stati disubbidienti”, senza fare distinzioni, per il semplice fatto di essere dei gentili?

Se anche fosse stato un riferimento alla loro falsa religione… a cosa avrebbero disubbidito?

Le nazioni pagane non ricevettero mai la Legge e i comandamenti di Dio per cui non ebbero mai alcuna possibilità di “disubbidire”.

Non si può disubbidire se non c’è una legge a cui ubbidire.

Come poterono dunque disubbidire, i destinatari della lettera di Paolo, se essi non ebbero mai a che fare con la Legge di Dio?

Ebbene… ora comprendiamo meglio questo sacro segreto.

Essi furono disubbidienti e non semplicemente peccatori in qualità di discendenti degli ebrei del regno settentrionale di Israele, ovvero le dieci tribù disperse inizialmente dalla potenza assira nel 722 a.C.

Paolo si stava rivolgendo a loro i quali erano ufficialmente "pagani delle nazioni" ma che avevano una discendenza efraimita.

Erano quindi discendenti di coloro i quali, a loro tempo, erano stati davvero sotto la Legge di Dio.

Essi furono i primi ad essere disubbidienti… ma finalmente nel primo secolo si iniziò a mostrare loro misericordia.

Al tempo di Paolo i disubbidienti furono invece i suoi connazionali giudei… e quindi anche loro avrebbero avuto la possibilità, in futuro, di ricevere misericordia.

Tutti furono disubbidienti ma... “Dio li ha rinchiusi tutti insieme nella disubbidienza, per mostrare a tutti loro misericordia”.

Non è una comprensione meravigliosa del sacro segreto di Dio?


Col cuore colmo di gioia, non siamo spinti a fare eco alle parole conclusive del’apostolo Paolo?


O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Come [sono] imperscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie! Poiché “chi ha conosciuto la mente del Signore, o chi è divenuto suo consigliere?” O: “Chi gli ha dato per primo, così che gli debba essere reso?” Poiché da lui e mediante lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria per sempre. AmenRomani 11:33-36

 

 In conclusione, dunque, ciò che ti ha insegnato la tua religione è stato onesto?

Tu sei onesto?


Nota in calce

Il video dedicato a Babilonia la Grande si trova in questo link https://www.youtube.com/watch?v=-PJZVHJ9gIE&t=18s

Puoi trovare altri video a carattere biblico nel seguente canale 

https://www.youtube.com/channel/UC5lYNxBZYWLTIVtUuKPLueg

 

 

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