Le sette congregazioni e la Donna
Nell’articolo intitolato “Le sette congregazioni: un punto di svolta”, abbiamo visto come esse rappresentino il popolo di Dio, ovvero gli ebrei, e come tutte le teorie riguardanti la cristianità sono assolutamente fasulle.
Questo lo abbiamo dedotto, tra le altre cose…
1) per il fatto che alcune d’esse vengano accusate di tollerare, tra le loro fila, coloro che “dicono di essere essi stessi giudei, e non lo sono” – vedi Apocalisse 2:9; 3:9
2) per il fatto che in ognuna d’esse c'è una stella che possegga il candelabro e che può esser loro tolto – vedi Apocalisse 2:5
Queste ragioni sono sufficienti per escludere, categoricamente, che esse siano “chiese cristiane” o altre cose?
Assolutamente sì in quanto, come abbiamo già visto, la cristianità non ha alcuna parte nel proposito di Dio e il libro di Apocalisse si concentra in particolar modo su Israele e sulla sua centralità dall’inizio alla fine – vedi Apocalisse 3:12, 13; 21:2, 10
La semplice logica ci porta a concludere che se almeno una congregazione viene redarguita per avere, tra le sue fila, “quelli che dicono d’essere giudei e non lo sono”, esse devono essere composte da giudei per essere riconosciute valide.
Questa scrittura ci aiuta inoltre a comprendere che anche quando nel popolo di Dio si aggiunsero i gentili, erano sempre i giudei a prenderne la direttiva – vedi Atti 15:22-29; 1 Corinti 3:5-9
Tutti i discorsi fatti per cercare di dimostrare che coloro che dovrebbero essere giudei non sono davvero giudei non hanno basi logiche e vengono fatti soltanto per referenziare se stessi o la propria illegale organizzazione religiosa.
È evidente che in tutta la Bibbia essere “seme di Abraamo”, ed in particolare giudei, costituiva una condizione di privilegio rispetto agli altri popoli – confronta Romani 11:1, 2, 17-21
Ai giudei furono dati i sacri oracoli di Dio e a nessun altro – Romani 3:1, 2
La questione è resa ancor più evidente da un episodio ben narrato nelle Scritture, riportato in 2 Corinti capitolo 11.
Gli “apostoli sopraffini” che sorsero nel primo secolo iniziarono a sviare alcuni corinzi i quali, nel massimo della superficialità, si sentivano particolarmente attratti dal loro modo di parlare e di porsi.
Com’era stato ampiamente predetto, i lupi rapaci si stavano rapidamente insinuando con tutta la loro potenza ingannatrice – vedi Atti 20:29, 30
Quale tattica utilizzavano, essi, per portare via i veri discepoli?
Dalle parole di Paolo capiamo che essi non utilizzassero semplicemente un linguaggio aulico mostrandosi tanto istruiti e intelligenti, ma aggiungevano a questo la loro origine, reale o presunta.
L’apostolo scrisse “Sono Ebrei? Lo sono anch'io. Sono Israeliti? Lo sono anch'io. Sono discendenza d'Abraamo? Lo sono anch'io” – 2 Corinti 11:22
Perché, per questi apostoli sopraffini, era necessario specificare di essere israeliti e seme di Abraamo se davvero non ci sarebbe stata alcuna differenza nell’autorità tra loro e i gentili?
E perché l’apostolo Paolo specifica d’esserlo anche lui anziché spiegare che essere seme di Abraamo o meno non comportava alcuna differenza all’interno della congregazione cristiana?
Se ciò fosse stato vero, tutta la questione poteva risolversi nella parte finale dove essi dicono di essere “seguaci di Cristo” – 2 Corinti 11:23-27
Sicuramente Paolo l’aveva dimostrato molto più di loro.
Affinché l’inganno di questi apostoli sopraffini fosse completo, essi non dovevano essere semplicemente “bravi a parlare” ma dovevano anche dimostrare di avere le carte in regola e cioè di essere israeliti e seme di Abraamo evidentemente perché, all’epoca, era risaputo che solo loro avrebbero potuto prendere la direttiva ed eventualmente “trarsi dietro dei discepoli”.
Con l’avvento della cristianità, ovviamente, questa semplice e profonda verità venne nascosta e confusa anche perché sarebbe stato impossibile sviare l’intera umanità rimanendo legati ad un unico popolo, ma il resoconto biblico è chiaro se lo si legge senza pregiudizio.
A sentir loro, il popolo ebraico divenne non solo “rigettato per sempre” ma il popolo apostata per eccellenza, degno solo di odio e disprezzo.
Per molti occidentali la parola “ebreo” è sinonimo di “rinnegatore del Messia” e, nella migliore delle ipotesi, qualcosa di completamente slegato dalla “chiesa”, una cosa a parte.
Per
buona parte dell’autoreferenziale cristianità, per essere
cristiani bisogna semplicemente “accettare Gesù” e poco importa
se “questo Gesù” è completamente diverso da quello riportato
nelle Scritture e c'è un aspetto ancora più importante.
Per
un ebreo “accettare Gesù” significava riconoscere che tutte la
profezie riportate nelle Scritture ebraiche relative al Messia,
compresi i vari precetti della Legge, si adempivano in Gesù di
Nazareth e in nessun altro - confronta Atti 5:34:40
Per un ebreo, ovviamente, “accettare Gesù” aveva un significato ben preciso e profondo.
Da quando l’apostasia ha preso piede dalla fine del primo secolo fino ad oggi, cos’ha significato “accettare Gesù” per un qualsiasi gentile?
Significa semplicemente “credere che egli sia esistito”... ma davvero questo era il significato originale e davvero questo riconoscimento sarebbe sufficiente per essere salvati? - confronta Giacomo 2:19; vedi anche Matteo 7:22, 23
L’articolo intitolato “Chi è illegale?” spiega perché tutte le organizzazioni oggi esistenti sono autoreferenziali e illegali.
Gli efraimiti possono far parte delle sette congregazioni? - Giovanni 4:22
Ultimamente, però, l’approfondito studio biblico ci ha portato ad aprire un’interessante parentesi in merito agli efraimiti e alle altre tribù disperse del regno settentrionale di Israele – Deuteronomio 30
Nell’articolo intitolato “Quando Efraim tornerà a casa” abbiamo visto che le 10 tribù del regno settentrionale di Israele, disperse ormai da 2700 anni, deve “tornare a casa” in quanto questa è la volontà di Dio espressa in una chiara profezia biblica – vedi Ezechiele 37:15-20
Da Deuteronomio capitolo 30 apprendiamo che il popolo di Dio, nel momento in cui si fosse mostrato disubbidiente, sarebbe stato disperso tra le nazioni e questo è esattamente ciò che è avvenuto, a suo tempo, per entrambi i regni.
Mentre la parte meridionale tornò a suo tempo uscendo da Babilonia, il regno settentrionale non è mai tornato e, anzi, per un essere umano oggi è praticamente impossibile capire chi ha una discendenza ebraica e chi no.
Non
siamo in grado di dire, almeno con assoluta certezza, chi ha una
discendenza ebraica e quanti possano essere oggi (sicuramente un numero enorme).
Tuttavia la profezia biblica deve adempiersi, non è vero?
Ciò deve avvenire nel tempo della fine e dalla stessa benedizione di Giacobbe apprendiamo che in particolare Efraim sarebbe diventato “una moltitudine di nazioni” – Genesi 48:13-20; confronta Apocalisse 7:9, 10
In tutta la storia ebraica Efraim non divenne mai una moltitudine di nazioni per cui è evidente che questa profezia deve ancora adempiersi.
Tornando dunque alla questione iniziale, ovvero quella relativa alle sette congregazioni, la questione forse si complica?
È evidente che almeno una parte di questi efraimiti, in qualunque numero siano, devono trovarsi sparsi tra le varie chiese della cristianità.
Essi sono ovviamente “ebrei” e “seme di Abraamo”… quindi che dire?
Siamo forse punto a capo e le sette congregazioni tornano ad essere “di diritto” le sette della cristianità per il fatto che, all’interno d’esse, ci sia almeno un efraimita?
A giudicare dalle false credenze e pratiche descritte in esse quasi sembrerebbe di sì!
Tuttavia una lettura più attenta ci porta ad escludere questa possibilità.
L’accusa rivolta alle congregazioni di Smirne e Filadelfia non riguarda l’essere genericamente “ebreo” ma “giudeo” e questo non solo è in armonia con le parole che il Signore rivolse alla samaritana ma con tutta la storia biblica – vedi Giovanni 4:22
Gli ebrei, tutti, ad esempio per celebrare la Pasqua dovevano andare “nel luogo scelto da Geova per farvi risiedere il suo nome” ovvero in Gerusalemme, nel territorio di Giuda – Deuteronomio 16:1-8
La direttiva nell’adorazione, inoltre, era riservata ai leviti e nessun’altra tribù poteva prenderne il posto: non era sufficiente quindi essere ebreo – Esodo 27:20, 21; Esodo capitolo 28; 29:43
Dalla storia biblica si capisce bene che “essere seme di Abraamo”, benché condizione indispensabile, non era una sufficiente per adorare Dio in quanto Egli aveva incaricato i leviti per questo.
Anche nel primo secolo, proprio con Gesù, la salvezza sarebbe ripartita da lì.
Da questo comprendiamo perché l’ultimo libro della Bibbia, parlando delle sette congregazioni, menzioni semplicemente quelle giudaiche: ciò avviene perché da queste dovrà ripartire la vera adorazione.
Come detto, il libro di Apocalisse si concentra particolarmente su Israele e il suo fondamentale ruolo.
A parte quei giudei e leviti che saranno scelti come parte principale dei 144.000, le sette congregazioni, almeno potenzialmente in quanto dipenderà dalla fedeltà dei singoli, sono il seme di quella che diventerà la donna descritta nel capitolo 12.
Essa sarà quindi composta da tutti coloro che si saranno messi a posto e saranno ulteriormente purificati all’arrivo del Signore – Malachia 3:2-4
Leggendo attentamente le prove e gli avvertimenti rivolti alle varie congregazioni comprendiamo la correttezza di questa interpretazione.
Ogni singolo cristiano è responsabile del proprio comportamento ma chi, tra tutti, avrebbe avuto la responsabilità maggiore?
Ovviamente quelli che ne avrebbero preso la direttiva, coloro che il Signore chiama “stelle”, che vede con il candelabro e a cui si rivolge in prima persona – Apocalisse 1:12, 16, 20; vedi anche Daniele 8:9, 10; 12:3; Giuda 11-13; Giacomo 3:1
Queste stelle potranno essere tra “coloro che condurranno molti alla giustizia” oppure tra quelle “senza corso stabilito” a cui è riservata la distruzione: tutto dipenderà dalla loro condizione spirituale quando il Signore sarà arrivato.
La Donna sarà quindi formata da tutta la parte fedele di queste sette congregazioni che fuggirà nel deserto e, al tempo stabilito da Dio, lì si riunirà al suo seme – Apocalisse 12:14; vedi anche Isaia 60:1-10; Geremia 31:1-6; Ezechiele 20:36-38; 34:25-31; Osea 1:14-16
Non c’è dunque contraddizione con ciò che abbiamo imparato perché il seme di lei, ovvero della Donna, saranno tutte le altre tribù del regno settentrionale, di cui Efraim costituirà la parte principale, e che Dio avrà fatto uscire da tutte le nazioni e radunare a suo tempo durante la grande tribolazione.
Insieme ad esse, probabilmente, ci sarà anche una parte di stranieri come avvenne durante l'esodo dall'Egitto.
Questo intendimento ci avvicina ad una comprensione migliore delle dieci vergini della parabola del Signore – Matteo 25:1-12
Esse sono giudei, cioè spose, o efraimiti, cioè invitati al matrimonio?
Per queste ed altre domande domande, si rimanda ad un prossimo articolo.
In foto: Laodicea
Come mettere allora in sintonia quello che si afferma nell'articolo con Matteo 23.37?
RispondiEliminaGrazie per il commento. La scrittura che citi è molto utilizzata da coloro che insegnano che Israele è stato rigettato per sempre ma in realtà basta continuare a leggere per capire che la condanna fatta da Gesù non poteva e non voleva essere definitiva. Intanto al versetto 39 Egli dice "...non mi vedrete più finché non direte "Benedetto colui che viene nel nome di Geova"" (indicando che sarebbe arrivato il tempo in cui essi lo avrebbero riconosciuto) ma Israele fu rigettato all'epoca esattamente come fu rigettato in passato, quando il tempio fu distrutto e gli ebrei furono deportati a Babilonia.
EliminaQuando la potenza babilonese distruse Gerusalemme (e il tempio) a motivo della loo infedeltà, Dio li abbandonò per sempre?
Ovviamente no: sarebbe arrivato il giorno in cui essi avrebbero ripopolato la nazione e ripristinato la vera adorazione.
Ma questa eventualità era stata presentata in Deuteronomio 30: nel momento in cui il popolo si fosse mostrato infedele sarebbe stato punito e disperso tra le nazioni ma, allo stesso modo, nel momento in cui si fossero ricordati di Lui, Egli li avrebbe ricondotti. Nota che il patto fatto con Abramo era a tempo indefinito, ciò vale a dire senza limiti di tempo. Inoltre nota che Dio legò il Suo stesso Nome alla nazione di Israele.
Secondo te è più ragionevole che Dio abbandoni Israele per sempre a motivo dell'infedeltà del popolo, oppure che Egli lo faccia abitare da persone degne? Non tutti gli israeliti rigettarono il messia, non è vero?
Gli apostoli e i primi discepoli di Cristo non erano forse ebrei?
Se leggi Romani capitolo 11 lì l'apostolo Paolo non solo ribadisce che Dio NON HA rigettato il suo popolo ma che i gentili delle nazioni si aggiunsero, per immeritata bontà di Dio, come ramo selvatico innestato.
Ora, se i gentili delle nazioni sono "rami selvatici innestati" è la radice è Cristo, chi è il fusto dell'albero se non Israele e chi sono i rami originali che non sono stati tagliati via se non gli israeliti?
Dal momento che è un argomento lungo ti chiedo: hai letto gli articoli relativi al ripristino della vera adorazione? Forse, leggendoli e confrontando le Scritture avrai più chiara la questione. Ti riporto, di seguito, i due links.
Dopo averli letti, se hai dubbi o obiezioni scrivimi pure
https://attenzioneallaprofezia.blogspot.com/2019/03/il-ripristino-della-vera-adorazione.html
https://attenzioneallaprofezia.blogspot.com/2019/03/il-ripristino-della-vera-adorazione_21.html
Però non dobbiamo dimenticare che nessuno ha tolto nulla al popolo ebreo infatti Gesù e il ceppo e i primi rami sono appunto ebrei... Gli altri che lo hanno rigettato e ad oggi è rigettato. Ho non riconosce Cristo quale Signore, ma a nessuno di loro viene vietato di essere innestato nella vite di Cristo . Un conto è essere innestati è un conto è pretendere un posto che solo Gesù darà a chi vuole .. Gesù e naturalmente il nostro Creatore .. O vogliamo fare anche noi come i discepoli che vogliamo decidere il posto a cui sedere alla sua tavola ? Nessuno vuole estirpare i rami di origine dal ceppo ... È stato Dio e Gesù a scegliere .... E sono lui e i suoi discepoli ebrei .. Poi ha aperto la porta a tutti quelli che accettano il riscatto che Cristo ha pagato per noi
EliminaEd anche quelli, se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio è potente da innestarli di nuovo. 24 Poiché se tu sei stato tagliato dall'ulivo per sua natura selvatico, e sei stato contro natura innestato nell'ulivo domestico, quanto più essi, che son dei rami naturali, saranno innestati nel lor proprio ulivo? 25 Perché, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi; che cioè, un induramento parziale s'è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei Gentili; 26 e così tutto Israele sarà salvato,
EliminaHai scritto bene: "i primi rami sono appunto ebrei..."... ed in questo contesto l'albero è Israele e rimane Israele, a prescindere dal fatto che Gesù possa essere la radice.
EliminaQuesto è in armonia innanzitutto sulla chiara dichiarazione di Dio che puoi trovare tu stesso nella Bibbia: il patto fatto con Abraamo e la sua discendenza era a tempo indefinito.
L'infedeltà eventuale era stata prevista ed infatti, se leggi Deuteronomio capitolo 30, Egli disse che avrebbe punito il Suo popolo con diverse cose tra cui la dispersione tra le nazioni (cosa che avvenne). Le parole di Dio finiscono con la rassicurazione che sarebbero stati ricondotti e perdonati nel momento in cui sarebbero tornati a Lui con tutto il cuore.
In secondo luogo che il popolo di Dio non fu rigettato è evidente dalle parole di Paolo: "Ha Dio rigettato il suo popolo? Non sia mai"... e questo è logico perché Dio non cambia idea né può mentire.
Ovviamente i rami tagliati potranno essere re-innestati ma dove?
Ovviamente al popolo di Israele fedele, il popolo di Dio.
Quelli che molti credono (e immagino creda anche tu, a motivo del commento che hai fatto) è che dal momento che la radice sarebbe Cristo, allora basta "credere in Gesù" per far parte del Suo popolo, cosa che in realtà né la Bibbia né Paolo dice.
Al contrario i primi discepoli di Gesù erano ebrei, ovvero quella parte sana e fedele di Israele, a cui i gentili si sarebbero dovuti innestare.
Solo in questo caso essi avrebbero avuto una base legale originata dal patto di Dio con Abraamo. Tutte le religioni "cristiane", a prescindere dalla sincerità o dalle "cose giuste" che potrebbero insegnare, per il semplice fatto di essersi disinnestati dall'olivo originale, sono autoreferenziali e senza alcun mandato da parte di Dio.
La Scrittura che citi mostra che l'indurimento da parte di buona parte degli ebrei è una salvezza per i gentili (che si sarebbero innestati) e che gli stessi ebrei tagliati fuori, una volta pentiti, sarebbero potuti tornare.
Questa Scrittura però non dimostra affatto che Israele sia stata rigettata (in quanto i primi discepoli di Cristo rappresentarono quell'Israele fedele) tantomeno che non sono e non saranno loro ad organizzare il popolo di Dio.
I singoli sinceri dentro diverse religioni ("cristiane" e non) avranno la possibilità di abbandonare la propria autoreferenziale religione e innestarsi all'Israele fedele, il solo popolo di Dio.
Quando la vera adorazione sarà ripristinata non ci sarà più distinzione tra giudeo o greco, in quanto alla speranza, ma rimarrà la superiorità dei giudei in quanto "a loro furono affidati i sacri oracoli di Dio" e attraverso Israele sarà benedetta tutta l'umanità.
Il riscatto è ovviamente a favore di tutta l'umanità (e meno male) ma ciò non toglie che Egli ha stabilito gli ebrei come suo popolo (quelli fedeli, ovviamente) e sempre a loro bisognerà innestarsi.
Diversamente dimmi... chi ha la base legale per asserire di essere il popolo di Dio? Come distingui un "popolo di Dio" da un altro? Oggi, infatti, migliaia di religioni asseriscono di essere l'esclusivo popolo di Dio ma, per rendere la loro organizzazione credibile, bisogna appunto eliminare gli ebrei