Un popolo chiamato con il Suo Nome o su cui è invocato il Suo Nome?

 

Qual è la traduzione in armonia col contesto?

Simeone ha narrato completamente come Dio per la prima volta rivolse l’attenzione alle nazioni per trarne un popolo per il suo nome. E con questo sono concordi le parole dei Profeti, come è scritto: ‘Dopo queste cose tornerò e riedificherò la capanna di Davide che è caduta; e riedificherò le sue rovine e la erigerò di nuovo, affinché quelli che rimangono degli uomini cerchino premurosamente Geova, insieme a persone di tutte le nazioni, persone che sono chiamate con il mio nome, dice Geova che fa queste cose, note dall’antichità’ – Atti 15:14-18, Traduzione del Nuovo Mondo


«Fratelli, ascoltatemi: Simone ha riferito come Dio all'inizio ha voluto scegliersi tra gli stranieri un popolo consacrato al suo nome. E con ciò si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: "Dopo queste cose ritornerò e ricostruirò la tenda di Davide, che è caduta; e restaurerò le sue rovine e la rimetterò in piedi, affinché il rimanente degli uomini e tutte le nazioni, su cui è invocato il mio nome, cerchino il Signore, dice il Signore che fa queste cose, a lui note fin dall'eternità" – Atti 15:14-18, Nuova Riveduta


Tutte le religioni, quale più quale meno, asseriscono d’essere l’esclusivo popolo di Dio.

Alcune arrivano addirittura a stilare un elenco di caratteristiche che, secondo loro, il popolo di Dio dovrebbe rispettare per distinguersi come tale.

Questi “elenchi”, però, partono da un errore di base abbastanza banale: questi sono ricuciti a misura per la propria organizzazione religiosa.

Non è sufficiente citare una scrittura a dimostrazione di questo o di quello perché bisogna valutarne anche il contesto.

Per fare un esempio, non è sufficiente dire o scrivere “Il popolo di Dio si sarebbe contraddistinto per la predicazione della buona notizia in tutta la terra” (vedi Matteo 24:14) perché se questo è vero, bisogna anche vedere chi avrebbe predicato, cosa nello specifico si sarebbe predicato e soprattutto quando.

Di fatto diverse predicazioni sono state fatte nell’arco della storia e, almeno a parole, molti hanno asserito di portare il messaggio della Parola di Dio.

Tra missionari di confessioni diverse, pur avendo qualcosa in comune tra loro, è evidente che non hanno portato tutti lo stesso messaggio… altrimenti non si spiegherebbe neppure l’esistenza di confessioni diverse.

Alcune religioni protestanti avrebbero da ridire sul fatto che i cattolici abbiano portato il culto di Maria fin nella più distante parte della terra come anche quello delle immagini.

A loro volta i cattolici potrebbero aver da ridire su tutti questi culti protestanti decisamente più giovani e con meno storia di loro.

Di fatto, però, entrambi potrebbero stilare un elenco di caratteristiche indicative del popolo di Dio, tanto per escludere gli altri, e tra queste inserirci “la predicazione della buona notizia in tutta il mondo”….

Anche in questo caso, come avevamo già visto in diversi articoli precedenti, il punto focale più importante di tutti rimane l’autorizzazione, l’incarico dato da Dio – confronta Numeri 17:1-12; Levitico 10:1-3

Chiunque può andare a predicare o profetizzare ma non chiunque è stato incaricato di farlo –Geremia 23:21, 22

Chiunque può asserire di essere ministro di Dio ma non chiunque può dimostrarlo –Malachia 3:18

Chiunque può dire di fare cose in nome e per conto di Dio ma non chiunque avrà un riscontro positivo –Matteo 7:22, 23


Comunque parlando delle caratteristiche scelte e cucite su misura alla propria organizzazione religiosa qualcuno citerà la scrittura di Atti 15:14-18 per dimostrare che esso avrebbe “portato” il Suo Nome, ovvero si sarebbe dovuto chiamare con il Suo Nome.

Tralasciando ovviamente il fatto che, nel mondo, esistono diverse religioni o sette che si fanno chiamare col Nome di Dio seppur con varianti di scrittura e pronuncia (e su questo discutono che il popolo di Dio sarebbe quello che lo pronuncia correttamente… pur non avendo nessuna base per stabilire quale sia la corretta pronuncia del Nome Divino) davvero la Parola di Dio dice questo?

La scrittura guida di questo articolo dice davvero che ci sarebbe stato un popolo chiamato con il Suo Nome o, piuttosto, sta parlando di un popolo sul quale sarebbe stato invocato il Suo Nome?

 


 
Quale traduzione risulta in armonia non solo con il contesto ma anche con il messaggio biblico generale?


Partiamo dalla prima parte dove Giacomo dice che Dio avrebbe tratto un popolo per il Suo Nome.

La preposizione “per”, in questo contesto, sta a significare “a motivo del Suo Nome”, in “onore al Suo Nome” o simili.

Ciò non ha nulla a che vedere con il modo di chiamarsi nella stessa misura in cui, se qualcuno dicesse “Fallo per l’onore della patria” o “per amore della giustizia”, ciò non significherebbe doversi chiamare con il nome della propria patria o altro.

Il significato è reso molto chiaro dalla Nuova Riveduta che parla di “un popolo consacrato al suo nome”.

Infatti Giacomo sta probabilmente citando Isaia 55:5 che dice “Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo del SIGNORE, del tuo Dio, del Santo d'Israele, perché egli ti avrà glorificato» (la Bibbia di Gerusalemme traduce “a causa del Signore, Tuo Dio”).

Anche il senso nella Traduzione del Nuovo mondo è simile in quanto dice… “Ecco, chiamerai una nazione che non conosci, e quelli di una nazione che non ti hanno conosciuto correranno fino a te, per amore di Geova tuo Dio, e per il Santo d’Israele, perché egli ti avrà abbellito”.

A motivo del Signore o per amore di Geova tuo Dio… il senso non cambia.

In entrambi i casi è evidente che ciò non avrebbe riguardato affatto il modo di chiamarsi ma il fatto che Dio li avrebbe attratti e la pronta risposta che essi avrebbero dato.

Essi si sarebbero avvicinati per amore verso Dio.


Passiamo dunque alla seconda parte dove la scrittura dice, secondo la Traduzione del Nuovo Mondo, che ci sarebbero state persone provenienti da tutto il mondo che si sarebbero chiamate con il Nome di Dio.

Questa traduzione non sembra ritagliata su misura?

A quale “popolo” o organizzazione si vorrebbe fare riferimento?

È vero che esistono altre religioni che si identificano con il Nome di Dio, come abbiamo scritto all’inizio, ma sicuramente una sola è conosciuta in varie parti del mondo per cui questo modo di tradurre non è probabilmente casuale.

Intanto vediamo che la Nuova Riveduta, la CEI/Gerusalemme, la Nuova Diodati, la Riveduta 2020, la Luzzi/Riveduta, la Martini e altre non traducono affatto così.

Tutte queste parlano di un popolo sul quale è invocato il Nome di Dio e non riguarda affatto il modo di chiamarsi o di identificarsi.

Come abbiamo fatto finora, però, anche in questo caso vogliamo vedere qual è la traduzione in armonia con il contesto e la logica scritturale, non farne un semplice discorso di “maggioranza di traduzioni”.

Non vogliamo farne un discorso di democrazia e neppure di probabilità statistiche.


Come possiamo dunque stabilire con sicurezza se Giacomo parlò di un popolo che si sarebbe chiamato con il Nome di Dio o, più semplicemente, di un popolo su cui sarebbe stato invocato il Nome di Dio?

Come abbiamo fatto per la prima parte, dobbiamo solo comprendere se Giacomo sta facendo una citazione e, se sì, quale.

Non sarà difficile fare una ricerca e scoprire che anche qui vi è citato un passo delle scritture ebraiche, vale a dire Amos 9:12.

Proprio nella Traduzione del Nuovo Mondo vien detto… “affinché prendano possesso di ciò che rimane di Edom, e di tutte le nazioni sulle quali è stato invocato il mio nome’, è l’espressione di Geova, che fa questo”.

Che dire dunque?

Giacomo citò Amos 9:12 cambiandone il senso o la citò per quella che era?

È evidente che non è neppure possibile appellarsi alla presunta differenza di traduzione che passerebbe tra il testo masoretico e “la Settanta” perché il contesto di Amos è chiaro.

Lì si sta parlando di Edom e di diverse nazioni geografiche, più o meno vicine ad Israele, delle quali essi avrebbero preso possesso.

È evidente che su queste nazioni si sarebbe invocato il Nome di Dio, non che si sarebbero chiamate col Nome di Dio.


Infine la storia stessa sia di Israele che dei cristiani dovrebbe mettere una pietra tombale su questo argomento.

Gli israeliti, pur portando il Nome di Dio (oltre a farlo conoscere, il Sommo Sacerdore levita portava il nome di Dio sulla fascia attorno al turbante) non si chiamarono mai con il Nome di Dio.

Non ce n’era alcun bisogno.

La loro stessa esistenza era rappresentativa del loro Dio, dal momento che essi, come discendenza e nazione, esistevano proprio grazie a Lui – confronta Genesi 17:6, 7; Deuteronomio 30:1-5

Essi erano ovviamente i suoi testimoni, a differenza dei popoli pagani che agivano in nome e per conto dei loro falsi dei, ma non si chiamarono mai “testimoni di Geova” o “guerrieri di Yahweh” o “eletti di Yahuàh” e in nessun’altra versione – vedi Isaia 40:10-12

Essi erano conosciuti semplicemente come ebrei, seme di Abraamo o israeliti.

Il connubio tra israelita e Yahweh era assolutamente scontato.

Allo stesso modo nel primo secolo gli stessi seguaci del Signore Gesù non si chiamarono mai con il nome di Dio.

Essi furono inizialmente identificati come “seguaci della Via” e poi, successivamente, semplicemente come “cristiani” – confronta Atti 9:2; 11:26

Lo stesso Pietro usò questo nome, dimostrando di accettarlo, quando scrisse di “glorificare Dio in questo nome” – 1 Pietro 4:16

Mai, né gli ebrei antichi né i cristiani del primo secolo, si chiamarono con il Nome di Dio e nessun passo scritturale o profezia dimostra che quelli presenti oggi, in tutte le varianti possibili e immaginabili, siano il popolo di Dio.

Non è sufficiente usare il Nome di Dio per vantare un’appartenenza (confronta Esodo 5:2) e, anzi, usarlo in maniera strumentale potrebbe farci incorrere in una maggiore responsabilità – confronta Esodo 20:7


Pur riconoscendo che non c’è nulla di male ad usare il Nome di Dio, nella forma ebraica o italianizzata, se fatto in maniera assolutamente rispettosa, non possiamo far finta di non capire e non riconoscere che sicuramente non è rispettoso forzare le Scritture per farle combaciare alla propria organizzazione religiosa.

Possa, ognuno di noi, avere la giusta disposizione di mente e di cuore quando si approccia alla Scrittura – Giovanni 17:17

Possa ognuno di noi mostrare il massimo rispetto per questo dono inestimabile che il Creatore ha fatto a tutta l’umanità – Isaia 40:8; Salmo 105:97-112

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