Rispettiamo il contesto e il significato delle Scritture
“E
ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle devo
guidare, e loro ascolteranno la mia voce, e diventeranno un solo
gregge con un solo pastore” - Giovanni
10:16
Secondo qualcuno
queste parole indicherebbero il gruppo di cristiani con la “speranza
terrena”, identificata anche come quella “grande folla” che si
vede in Rivelazione 7:9.
Intanto è
necessario specificare che i componenti della grande folla sono
quelli “che vengono dalla grande tribolazione”, cioè
sopravvivono ad essa, e quindi non è corretto identificare quelli
“con la speranza terrena” con questo termine perché molte
persone saranno risuscitate per vivere sulla terra e
questo li distingue dalla grande folla che invece sopravvive.
Tutti coloro che
vivranno sulla terra avevano evidentemente “la speranza terrena”
ma non tutti quelli con la speranza terrena possono essere
identificati con la grande folla di Rivelazione.
Comunque se questa
distinzione può essere considerata “una piccolezza”, di certo
non è una piccolezza comprendere che il Signore, con queste parole,
non stava affatto indicando due gruppi differenti per speranza.
La differenza tra
questi due ovili non è nel destino finale (in cielo o
sulla terra) bensì nella provenienza.
Se esaminiamo i
versetti precedenti lì il Signore si identifica come il pastore
eccellente e dice che “cede la sua vita per le pecore” quindi la
domanda che dovremmo farci è… “Il Signore ha ceduto la sua vita
solo per quelli con la speranza celeste oppure per tutta
l’umanità?”.
La risposta dovrebbe
essere scontata e questo argomento è stato trattato in maniera
approfondita nell’articolo intitolato “Chi deve prendere gli
emblemi?”*
Se le “altre
pecore” non sono coloro che hanno la speranza terrena chi sono?
Troviamo la risposta
nelle parole dell’apostolo Paolo quando scrisse “Non
c’è distinzione fra giudeo e greco: tutti hanno lo stesso Signore,
che è ricco verso tutti quelli che lo invocano” - Romani 10:12
Ancora
in Galati 3:26-29 egli dice... “Difatti siete
tutti figli di Dio per mezzo della vostra fede in Cristo Gesù. Tutti
voi che siete stati battezzati in Cristo, infatti, vi siete rivestiti
di Cristo. Non c’è né giudeo né greco, non c’è né schiavo né
libero, non c’è né maschio né femmina, perché tutti voi siete
uno in Cristo Gesù. Inoltre, se appartenete a Cristo, allora siete
discendenza di Abraamo, eredi secondo la promessa”.
Inizialmente
c’era solo un ovile, ovvero la nazione di Israele, ma a motivo
della loro disubbidienza l’immeritata bontà di Dio si estese anche
ad altre nazioni – confronta Romani 11:25-32
Ovviamente
non ci fu alcuna distinzione tra giudeo e greco neppure nella
speranza finale come abbiamo appena letto in Romani.
Nel
primo secolo, essendosi aperta questa meravigliosa opportunità,
tutti coloro che diventavano cristiani, giudei, greci, italiani o
provenienti da qualsiasi altra nazione, avevano un’unica speranza
ovvero quella celeste – Matteo 11:12
Nel
36 E.V. circa l’apostolo Pietro ebbe una visione che lo persuase ad
andare dal centurione Cornelio, un uomo delle nazioni che fino ad un
attimo prima sarebbe stato considerato “impuro” - confronta Atti
10:28, 29
Il
versamento dello Spirito Santo dimostrò oltre ogni dubbio che
l’Iddio di Israele, adesso, rivolgeva l’attenzione alle persone
delle nazioni – Atti 10:34, 35
In
adempimento alle parole del Signore, Cornelio fu la prima
“altra pecora” ovvero una di quelle che non sarebbe stata
“di quell’ovile”, Israele, ma che il Signore Gesù avrebbe
comunque condotto e che sarebbero diventati, insieme a tutti gli
altri, un solo gregge e un solo Pastore.
Mostriamo sempre il massimo rispetto per la Parola di Dio |
“Ma
il sentiero dei giusti è come la fulgida luce del mattino, che
risplende sempre più finché non sia pieno giorno” - Proverbi
4:18
Secondo
qualcuno queste parole sarebbero una dimostrazione del fatto (o
addirittura una profezia) che l’intendimento sarebbe arrivato
gradualmente nell’arco degli anni o anche dei decenni.
Inutile
negare che questa scrittura è stata utilizzata molte volte per dare
un motivo scritturale ai propri errori, dottrinali e
profetici, o per sminuire tali errori.
Prima
di esaminare questa scrittura dobbiamo ammettere che l’intendimento
graduale sembra essere ragionevole in quanto se la Bibbia stessa
afferma che è necessario “continuare a scavare...” è ovvio che
tale azione necessita costanza e tempo.
Durante
quest’opera di scavo la conoscenza aumenta e quindi cambia la
visione d’insieme. Avendo sempre più elementi su cui fare le
proprie riflessioni, possono essere necessarie delle modifiche, anche
sostanziali, all’intendimento precedente.
È
vero che la Scrittura dice che lo Spirito Santo avrebbe dichiarato
chiaramente ogni cosa (Giovanni 16:12, 13) ma questo ha riguardato il
primo secolo – infatti nessun apostolo si contraddisse
nell’insegnamento - e rientrerà nel periodo in cui la vera
adorazione sarà ripristinata.
Anche
questo dimostra che la vera adorazione non può essere stata
ripristinata nel 1919 né in alcun altra data in quanto, tutti gli
eventuali errori profetici e/o dottrinali, dovrebbero concludersi
entro quella data.
O
la congregazione cristiana è guidata dallo Spirito Santo oppure non
è guidata dallo Spirito Santo; se è guidata dallo Spirito
Santo non possono esserci ancora errori dottrinali e profetici.
Nel
primo secolo non c’era alcuna distinzione tra l’essere ispirati e
l’essere guidati dallo Spirito Santo e l’imperfezione umana, che
ha sempre imperversato anche nel primo secolo, non ha impedito né
limitato il perfetto insegnamento esposto nelle lettere apostoliche –
1 Tessalonicesi 1:13
Comunque
fino al ripristino della vera adorazione (avvenimento ancora futuro)
senza la guida dello Spirito Santo è necessario studiare ed è umano
fare errori.
Detto
questo, comunque, è importante non forzare il significato
delle Scritture per giustificare o sminuire i propri errori.
Proverbi
4:18 non riguarda in alcun modo l’intendimento biblico.
Se
esaminiamo il contesto lo scrittore di Proverbi sta incoraggiando i
propri figli a “non prendere il sentiero dei malvagi” - Proverbi
4:14
Dice
di evitare quella via e di allontanarsi perché i malvagi “non
riescono a dormire se non fanno del male” ma… “il sentiero dei
giusti è come la fulgida luce del mattino che risplende sempre più
finché il giorno è fermamente stabilito”.
Quindi
lo scrittore sta semplicemente dicendo che anche se i malvagi
sembrano avere un certo successo e possono essere la maggioranza, è
comunque saggio non prendere la loro via perché prima o poi nel
mondo ci saranno solo i giusti – confronta Salmo 37:29; 73:2, 3,
18, 19; Matteo 25:46
“Ma
se avessi parlato di queste cose avrei tradito il tuo popolo” -
Salmo 73:15 nella Traduzione
del Nuovo Mondo edizione 2013
Qualcuno
ha preso questa scrittura per tentare di dimostrare scritturalmente
che è sbagliato parlare di “quello che non va” all’interno del
popolo di Dio e che, anzi, bisogna mantenere il più assoluto riserbo
per evitare di “far inciampare altri”.
È
possibile ipotizzare che essa verrà utilizzata anche in comitati
giudiziari o “amorevoli visite pastorali” per dissuadere
qualsiasi fratello che venisse a conoscenza di qualcosa di
spiacevole, di farne oggetto di conversazione con altri.
Ovviamente
anche in questo caso non si starà a sindacare se è giusto o meno
mantenere il riserbo, in quali circostanze e fino a che punto.
Questo
blog non intende sindacare sulla gestione delle problematiche, spesso
differenti da caso a caso, che riguardano una certa
organizzazione.
Ognuno renderà conto a Geova – Giacomo 3:1
Questa
disquisizione è esclusivamente dottrinale e riguarda
il rispetto e il significato della Scrittura che non deve e non può
essere forzata per i propri interessi – 1 Corinti 4:6
Il
contesto del 73° salmo parla effettivamente di Asaf che si era
“quasi sviato” provando invidia per la pace dei malvagi e
arroganti.
Sembra
che i malvagi ingrassino, stanno bene e scherniscono addirittura Dio
quando dicono “Che ne sa Dio? L’Altissimo conosce davvero queste
cose?”
Quindi
ad un certo punto, stando alla TnM 2013, sembra che egli dica che se
ne avesse parlato (cioè avesse raccontato in giro che
c’erano i malvagi che si comportavano male e che schernivano Dio,
come se solo lui fosse a conoscenza di queste cose) avrebbe tradito
il popolo di Dio.
Intanto
sembra strano che Asaf fosse l’unico ad essersi accorto di questi
malvagi anche perché essi sembrano un bel numero ed inoltre devono
pur minacciare e fare del male a qualcun altro – confronta Salmo
73:8-10
Quindi
dire “se ne avessi parlato” nel senso di raccontarlo in giro (e a
chi? Magari agli egiziani?) sembra abbastanza strano.
Avrebbe
egli tradito il popolo di Dio se avesse raccontato il segreto
di Pulcinella ovvero detto una cosa che
sapevano già in molti se non addirittura tutti?
Vediamo
intanto come altre traduzioni riportano questo versetto.
Segue
l’elenco di diverse traduzioni.
Se
avessi detto: «Parlerò come loro», ecco, avrei tradito la stirpe
dei tuoi figli - Nuova Riveduta
Se avessi detto: «Parlerò anch'io così», ecco, avrei rinnegato la generazione dei tuoi figli - Nuova Diodati
Se avessi detto: Parlerò a quel modo, ecco, sarei stato infedele alla schiatta de' tuoi figliuoli - Luzzi Riveduta
Se io dico: Io ragionerò così; Ecco, io son disleale inverso la generazione de' tuoi figliuoli - Diodati
Se avessi detto: «Parlerò come loro», avrei tradito la generazione dei tuoi figli – CEI
Se avessi detto: «Parlerò anch'io così», ecco, avrei rinnegato la generazione dei tuoi figli - Nuova Diodati
Se avessi detto: Parlerò a quel modo, ecco, sarei stato infedele alla schiatta de' tuoi figliuoli - Luzzi Riveduta
Se io dico: Io ragionerò così; Ecco, io son disleale inverso la generazione de' tuoi figliuoli - Diodati
Se avessi detto: «Parlerò come loro», avrei tradito la generazione dei tuoi figli – CEI
Etc…
etc… etc...
Stando
a queste e altre traduzioni sembrerebbe proprio dipanarsi il dubbio
ma qualcuno obietterà che sono le altre traduzioni a sbagliare
e che bisognerebbe essere esperti di ebraico e greco per chiudere la
questione.
In
realtà, senza disconoscere la grande importanza che riveste la
conoscenza di queste lingue nel comprendere il messaggio biblico, in
questo caso non è necessario essere esperti di ebraico o greco
perché è sempre il contesto ad avere la priorità su
un’eventuale accezione di traduzione.
Intanto
per onestà intellettuale dovremmo chiederci per quale motivo tutte
le altre traduzioni traducono in maniera differente dando
un senso completamente opposto a quello della TnM.
Anche
se non è la maggioranza ad avere ragione, neppure possiamo pensare
che ci sia stato un complotto globale proprio su questa scrittura (e
perché su questa sì e su molte altre no?).
Quindi
come minimo dovremmo evitare di tifare per una squadra e cercare di
capire cosa scrisse davvero Asaf in quell’occasione.
Fin
dall’inizio del 73° salmo lo scrittore confessa d’essersi quasi
sviato ma meno male che ciò non è avvenuto perché la
conclusione finale è che essi faranno una “fine tremenda” -
Salmo 73:19
Quindi
è più probabile che Asaf abbia detto “Se parlassi in giro di
quello che succede” oppure “Se facessi come loro, se diventassi
come loro”?
Far
dire ad Asaf “se ne parlassi” presuppone il fatto che solo lui, o
solo pochi, erano a conoscenza di questa incresciosa situazione ma
dalla narrazione che ne vien fatta non sembra proprio essere così!
Il
versetto 9 ad esempio dice che essi “Parlano
come se fossero nell’alto dei cieli, e la loro lingua si vanta per
tutta la terra”.
Infine
è strano che abbia detto “se ne parlassi” perché egli ne fece
addirittura un Salmo, cioè qualcosa che sarebbe stato letto se non
cantato regolarmente davanti a tutto il popolo.
Equivarrebbe
ad inviare migliaia di copie di un opuscolo che rivela cose scabrose
fin
nei minimi particolari
e poi concludere
con le parole: “Mi raccomando, però. Non parlatene con nessuno!”
Proviamo
ad essere ragionevoli?
Asaf
disse “Se ne avessi parlato” oppure “se avessi parlato come
loro” cioè se fossi diventato come loro?
Anche ammettendo la possibilità che il verbo utilizzato possa essere tradotto "parlare" o "narrare" è sempre il contesto ad avere la priorità.
Infine
l’interlineare di ebraico-italiano di Armando Vianello traduce
grossomodo nella stessa maniera.
Letteralmente
la traduzione è “Se dicessi: Parlerò così! Ecco, sarei stato
infedele alla generazione dei tuoi figli”.
In
conclusione, quindi, Asaf non disse affatto “se ne parlassi” ma
“se parlassi come loro” ovvero avrebbe tradito il popolo di Dio
se anche lui avesse assunto gli stessi atteggiamenti di quei malvagi
– confronta Salmo 37:1, 2; Proverbi 4:14; Matteo 13:49, 50
Ci
sono altre scritture che vengono citate spesso al di
fuori del proprio contesto nel tentativo di dimostrare una certa
dottrina o pratica legal-burocratica e questo problema coinvolge più
o meno tutte le religioni cosiddette cristiane.
Una
di queste l’abbiamo vista nell’articolo intitolato “Ci
appelleremo a Cesare?”** oppure nell'articolo intitolato "La morte cancella davvero i peccati?"***
Alcune
di queste scritture sono importanti, altre meno.
L’obiettivo
di questo articolo non è quello di criticare una certa religione e/o
organizzazione né offendere nessuno ma vuole essere un
incoraggiamento a scavare davvero nelle Scritture al di là di quello
che ci è stato insegnato – Proverbi 2:1-5
Tutti
possiamo fare errori ma in genere attraverso il contesto si riesce ad
arrivare ad una conclusione ragionevole.
La
Bibbia è l’unica autorità e non contraddice se stessa - 2 Timoteo 3:16, 17
Tutti
coloro che si ritengono cristiani dovrebbero preoccuparsi di non
torcere il significato delle Scritture prima di preoccuparsi
di non offendere qualcuno, a prescindere se certi errori sono stati
fatti in buona fede o meno – Matteo 15:12
Facciamo dunque ogni sforzo per non andare "oltre ciò che è scritto".
Note in calce
*
**
***
http://attenzioneallaprofezia.blogspot.it/2017/06/la-morte-cancella-davvero-i-peccati.html
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