Giuseppe: un modello dello schiavo fedele

Qual è mai il servo fedele e prudente che il padrone ha costituito sui domestici per dare loro il vitto a suo tempo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato! Io vi dico in verità che lo costituirà su tutti i suoi beni – Matteo 24:45-47


Nell’articolo del 2018 intitolato “Comprendiamo l’identità dello schiavo fedele ediscreto” si mettevano in luce le ragioni di due “schieramenti”, se così vogliamo dire, ovvero coloro che sostengono l’esistenza di questo schiavo fedele come figura letterale e specifica e chi, invece, asserisce che non sia da prendere alla lettera in quanto tutti i cristiani dovrebbero essere “schiavi fedeli e saggi” (vedi la nota in calce).

Per questi ultimi non ci sarebbe stato alcun “corpo governante”, figura umana di riferimento o qualsivoglia altra definizione.

Con qualche giro di parole e versione più o meno articolata, essi sostengono che tutti danno cibo, tutti lo ricevono, tutti insegnano, tutti imparano, tutti sono alternativamente l’uno e l’altro ovvero sia schiavi che domestici.

Già letta in questo modo una persona senza pregiudizi dovrebbe capire che qualcosa non torna.

Non solo questo ma il Signore disse che avrebbe “costituito” questa persona proprio per fare questo lavoro: dare cibo a suo tempo.

Costituire significa nominare, dichiarare ufficialmente, mettere sopra o a capo, a dirigenza o a responsabilità di qualcuno.

La logica minima, per chi non ha preconcetti da difendere, dovrebbe spingere a capire che se sono tutti “schiavi fedeli e saggi” nessuno è costituito su nulla.

Il Signore, al limite, avrebbe parlato genericamente di uno schiavo fedele senza fare alcun accenno alla sua costituzione o al suo incarico.

Egli avrebbe detto, al limite, “siate schiavi fedeli e saggi” ma mai avrebbe detto “chi è stato costituito?”.

Costituito su chi o cosa se hanno tutti lo stesso incarico, identità e/o autorità?

La Scrittura è chiara e non si può annullare solo perché questa figura ci irrita o perché siamo rimasti delusi da certi autoproclamati “schiavi fedeli”.

Queste persone dimenticano, o fanno finta di dimenticare, che c’è sempre stato un “corpo governante” nel popolo di Dio, anche solo un singolo individuo a prendere la direttiva a partire da Mosè in poi.

L’apostolo Paolo, ad esempio, in ebrei 13:7 dice Ricordate quelli che prendono la direttiva fra voi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio, e mentre contemplate come va a finire la [loro] condotta imitate la [loro] fede” - vedi anche Ebrei 13:17, 24

Questi signori dimenticano, o fanno finta di dimenticare, che la storia dei cristiani del primo secolo, gli unici veri, mostra chiaramente che gli apostoli e gli anziani di Gerusalemme prendevano la direttiva su tutte le congregazioni e furono proprio loro a stabilire cos’era giusto fare in merito ai gentili, alla circoncisione e ad altre situazioni che si erano venute a creare – vedi Atti 15:22-29; vedi anche 1 Corinti 4:14-17

Quindi leggendo la storia dei cristiani del primo secolo, c’era o non c’era qualcuno costituito sopra gli altri che dava cibo spirituale quand’era necessario?

C’era o non c’era?

In molte occasioni il Signore spiegò ai suoi apostoli, con parole ed esempi, che loro dovevano essere diversi dai governanti del mondo… più umili e più giusti.

Egli spiega che avrebbero dovuto avere uno spirito di sacrificio esattamente come aveva Lui, che era venuto per servire e non per essere servito, ma di certo non disse che non sarebbero stati governanti – Giovanni 13:12-17; vedi anche Marco 10:41-45

L’esistenza stessa degli apostoli mostra che ci fossero dei discepoli con più autorità di altri – Efesini 4:11-16

Quale sarebbe la logica secondo cui nel primo secolo ci sarebbero stati questi come governanti o corpo direttivo mentre nel tempo della fine no?

Come mai nel tempo della fine il cristianesimo diventa una specie di comunismo dove tutti comandano su tutto e su niente, dove tutti sono incaricati su tutto e su niente, dove tutti insegnano tutto e niente?

Non è assolutamente logico concludere che anche nel tempo della fine, esattamente come nel primo secolo e come in tutta la storia di Israele, ci sarebbe stata una figura, un singolo personaggio o un ristretto numero di persone incaricate per dare ai domestici – ovvero tutti gli altri – cibo a suo tempo?

Come si diceva chiaramente nell’articolo citato, essi dimenticano stranamente di spiegare la parabola delle dieci mine riportata in Luca 19:11-26 eppure sotto diversi aspetti essa è simile a quella dello schiavo riportata in Matteo 24.

Forse sarebbe il caso di leggere e rileggere questa parabola con attenzione, comunque la cosa importante per quanto riguarda questo articolo è che il Signore, una volta tornato dal suo viaggio all’estero, vedendo il lavoro che i suoi schiavi hanno fatto dice “abbi autorità su dieci città” e all’altro dice abbi autorità “su cinque città”… e alla fine si parlerà anche dello schiavo malvagio il quale, anziché contrattare per accrescere i suoi averi, gli riconsegna semplicemente la mina raccolta in un panno…

E’ davvero così difficile collegare con lo schiavo di cui si parla in Matteo?

Gesù non menziona, anche in quell’occasione, uno schiavo fedele e uno schiavo malvagio o pigro?

Se tutti sono “schiavi” e tutti sono incaricati (non si capisce su chi o cosa), su chi o cosa avrebbero avuto autorità questi signori?

Anche qui, come abbiamo sempre fatto per spiegare la differenza tra simbolico e letterale, non basta dire “è una parabola” per evitare una qualsiasi spiegazione.

Se è una parabola avrà un significato, non è vero?

Dunque cosa significa?

Chi li ha incaricati, innanzitutto, e su chi o cosa avrebbero avuto autorità, questi signori, se sono tutti incaricati gli uni sugli altri e quindi non c’è alcuna autorità?

L’articolo citato all’inizio ovvero “Comprendiamo l’identità dello schiavo fedele e discreto” spiega bene tutte queste scritture e mostra come eliminare “lo schiavo” nel tempo della fine sia la semplice conseguenza del volersi distaccare da una religione falsa e autoreferenziale che ha millantato questo incarico.

Queste persone vivono all’ombra di quella religione che adesso contestano e il risultato è che “buttano l’acqua sporca con tutto il bambino”, ovvero negano un insegnamento biblico – evidente – pur di contestare quella religione che li avrebbe tanto delusi.

A noi non interessa dare ragione o torto a chissà chi: per noi le religioni sono tutte autoreferenziali e, in quanto tali, dovranno sparire.

Questo distacco, anche emotivo, ci permette però di distinguere un insegnamento falso da una religione falsa.

Lo schiavo fedele e discreto (o saggio o prudente o comunque lo chiamino oggi) è un insegnamento biblico e lo è a prescindere se è stato insegnato da una religione falsa, se è stato applicato nel tempo sbagliato, nel modo sbagliato e sulle persone sbagliate.

Questo articolo non sarà comunque una ripetizione di quello già citato (chi è interessato può cliccare sul link e andarlo a vedere) ma mostrerà come nella Bibbia esista un modello assolutamente significativo da cui apprendere.


Giuseppe è così fedele e saggio da essere incaricato sopra tutti gli averi di Faraone. Accumula cibo che distribuirà a suo tempo salvando tutti i figli di Israele dalla carestia. Il racconto è casuale o ha un significato per il tempo della fine?


Giuseppe

Come si diceva nell’articolo “Tipi e antitipi, straparlare etacere, troppo e niente” a volte siamo portati a vedere delle cose che non esistono.

A motivo degli errori passati, però, alcuni passano all’estremo opposto non sforzandosi di trovare delle similitudini o applicazioni a meno che esse non siano chiaramente dichiarate.

Eppure la Bibbia incoraggia a scavare, a meditare, a leggere e rileggere… se non ci fosse alcun “significato nascosto”, ovvero fosse sempre tutto chiaro e semplice e alla luce del sole, perché dovrebbe essere necessario scavare? - Proverbi 2:1-5

La Scrittura fa chiaramente capire che scavare implica sforzo e costanza.

È chiaro che dobbiamo essere prudenti quando facciamo certi collegamenti ma, nello stesso tempo, se non ci sforzassimo di trovarli non sarebbe un vero studio della Parola di Dio nella quale tramite Gesù, ricordiamolo, “sono occultati tutti i tesori della sapienza e della conoscenza” – Colossesi 2:3

Se sono “occultati” bisognerà scavare per trovarli oppure no?

Infine come abbiamo visto nell’articolo dedicato alla vergine Maria dobbiamo cercare dei modelli per spiegare una realtà futura più grande e maestosa senza necessariamente prenderne tutti i dettagli: un modello non è la realtà, la illustra.

Ebbene un modello davvero significativo inerente al tema in oggetto lo troviamo nella vita di Giuseppe, il diletto figlio di Giacobbe.

Giuseppe si attirò le invidie dei fratelli più grandi a motivo dell’affetto del padre e dei suoi sogni profetici – Genesi 37:2-11

Essi, dopo un iniziale pensiero di assassinio, decidono di venderlo come schiavo agli ismaeliti i quali lo portano in Egitto - Genesi 37:18-28

Sappiamo bene come continua il resoconto.

Giuseppe è schiavo ma mostra d’essere benedetto e guidato da Dio, al punto che lo stesso suo padrone egiziano, Potifar, se ne accorge – Genesi 39:1-3

Egli si mostra talmente capace e fedele che Potifar lo mette a capo, lo costituisce, su tutta la sua casa - versetti 5, 6

Ovviamente arriva, da lì a poco, una severa difficoltà: egli si rifiuta di giacere con la moglie di Potifar sapendo che questo è un grave peccato agli occhi di Dio – versetti 7-9

Sapendo che le organizzazioni religiose (come lo stesso popolo di Dio) sono paragonate a donne possiamo ipotizzare un significato più grande e spirituale in questo categorico rifiuto di commettere fornicazione? - confronta Apocalisse 14:4, 5

Comunque, senza uscire troppo dal tema principale, rimane il fatto che Giuseppe si rifiuta di contaminarsi, è integro, anche se questa sua integrità viene ripagata col male – versetti 10-20

Passano diversi anni prima che la sua vita abbia una svolta decisiva ma ad un certo punto egli si troverà alla coorte di Faraone come interprete dei suoi sogni profetici – Genesi 41:1-36

Dopo aver spiegato a Faraone che ci sarebbero stati sette anni di abbondanza seguiti da sette anni di carestia notiamo il suo suggerimento al versetto 33...

“Or dunque il faraone si provveda di un uomo intelligente e saggio, e lo stabilisca sul paese d'Egitto”.

Chi fu quell’uomo “intelligente e saggio” o, secondo un’altra traduzione, “discreto e saggio” che sarebbe stato messo su tutto il vasto impero d’Egitto?

Faraone disse a Giuseppe: “Giacché Dio ti ha fatto sapere tutto questo, non c’è nessuno discreto e saggio come te. Tu sarai personalmente sopra la mia casa, e tutto il mio popolo ti ubbidirà senza riserve. Solo in quanto al trono io sarò più grande di te”. E Faraone disse ancora a Giuseppe: “Vedi, davvero ti pongo sopra tutto il paese d’Egitto” – versetti 39-41

Giuseppe agisce davvero saggiamente: grazie ai primi setti anni caratterizzati dall’abbondanza egli raduna “tutti i viveri dei sette anni che vennero sul paese d’Egitto e metteva i viveri nelle città. I viveri del campo che era intorno alla città li mise in mezzo a essa. E Giuseppe continuò ad ammassare il grano in grandissima quantità, come la sabbia del mare, finché in ultimo smisero di contarlo, perché era senza numero” – versetti 48, 49

E’ in questo periodo di abbondanza che nascono a Giuseppe Manasse ed Efraim, avuti con una donna egiziana.

Sappiamo ormai da tempo che anche questo avvenimento avrà una grandissima applicazione profetica nel tempo della fine – confronta Genesi 48:14-20 con Apocalisse 7:9, 10

Efraim diventerà quella “moltitudine di nazioni” che sarebbe stata radunata nel tempo della fine.

Finiti i sette anni di abbondanza, come predetto, arriva dunque la carestia ed essa è così grave ed estesa da allargarsi in tutta la terra - Genesi 41:53-57; confronta Apocalisse 6:5, 6

Da qui comincia ad adempiersi il proposito di Dio per i restanti figli di Israele.

I figli di Israele, ovvero coloro che avrebbero fondato le tribù della nazione omonima, sono costretti ad andare in Egitto per comprare grano e si inchinano a Giuseppe come egli aveva sognato molti anni prima – Genesi 42:1-13

Proviamo ad immergerci nella situazione.

Se Giuseppe non fosse stato incaricato su tutti gli averi del faraone e non si fosse mostrato così saggio… che fine avrebbero fatto i suoi fratelli e di conseguenza i loro discendenti?

Ovviamente sarebbero morti di fame e la nazione di Israele non sarebbe mai nata.

Dio però smosse le cose affinché i figli di Israele si spostassero, emigrassero in Egitto e incontrassero quello “schiavo fedele e discreto” il quale avrebbe dato loro cibo al tempo giusto per salvargli la vita.

Dio incaricò dunque una persona specifica, uno soltanto, per salvare tutto il Suo popolo.

Dall’articolo dedicato alla donna di Apocalisse capitolo 12 abbiamo capito che Israele, tutto, compresa la rappresentanza dei regni settentrionali oggi dispersi nel mondo, deve essere radunato.

La vergine figlia di Sion oggi non c’è: ad occupare la terra promessa c’è una sordida prostituta la quale, tra l’altro, comprende al massimo una piccola parte delle tribù originali.

Comunque nel tempo stabilito, Dio sceglierà una persona o un ristretto numero di persone per radunare di nuovo tutto il popolo alla Sua lode e per la loro salvezza – Efesini 1:8-14

In un periodo di carestia ma non solo di pane ci sarà sicuramente qualcuno che “dispenserà cibo a suo tempo” e sarà trovato fedele e premiato – confronta Amos 8:11; Matteo 24:46, 47

Come si diceva nell’articolo citato, perché la donna, se è Israele, compare apparentemente all’improvviso?

Chi l’ha formata?

Chi l’ha radunata?

Secondo la predicazione di chi?

Osserviamo attentamente questa donna.

Essa è vestita di sole...

Chi era il sole nel sogno di Giuseppe?

Ha la luna sotto i suoi piedi.

Chi era la luna nel sogno di Giuseppe?

Chi rappresentano le 12 stelle sulla sua testa e chi sarebbero state le 11 stelle che si sarebbero inchinate davanti a lui?

È evidente che la descrizione della donna di Apocalisse 12 ci riporta inevitabilmente a Giuseppe e al suo sogno e tutto questo non può essere casuale.

Ci sarebbero molte altre cose da dire e paralleli da fare ma per ora vogliamo essere prudenti e si rimanda ad un prossimo articolo.

Ovviamente la Bibbia è talmente profonda che siamo ben lontani dall’aver capito tutto ma di certo non chiudiamo gli occhi davanti a dei paralleli che sono assolutamente evidenti.

Lo schiavo fedele radunerà e istruirà il popolo di Dio salvando loro la vita attraverso la grande tribolazione.

Non conosciamo ancora tutti i particolari di come questo accadrà ma sappiamo per certo che il Signore, nel tempo della fine, costituirà qualcuno per distribuire cibo spirituale premiando chi avrà agito fedelmente e saggiamente e punendo chi sarà trovato malvagio e pigro in un periodo così delicato e importante.


Anziché perderci in diatribe inutili verso chi si impegna nel contestare una religione perdendo così di vista l’insegnamento scritturale, continuiamo a studiare senza condizionamenti.

Continuiamo a pregare che Dio ci conceda sapienza e intendimento.

 

Nota in calce

Tra coloro che negano la figura dello schiavo ci sono quelli che dicono che, dal momento che è una parabola, bisognerebbe trarne un insegnamento morale ma non una dottrina. 

In effetti il Signore parlò anche del buon samaritano e questo servì a dare una lezione morale, non certo a trarne una dottrina. In maniera simile egli parlò dei genitori i quali, benché malvagi, sapessero dare doni buoni ai propri figli e questo servì per comprendere che il Padre, buono, avrebbe tanto più dato doni buoni ai Suoi figli: servi a rimarcare la bontà di Dio, non certo a trarne una serie di dottrine, una religione o una credenza particolare. 

Tuttavia questa visione è miope e non tiene conto delle differenze tra parabola e parabola.

Una parabola è un insegnamento il quale può essere generico o specifico e può racchiudere diverse applicazioni nonché profezie.

Ad esempio il Signore parlò del Regno di Dio paragonandolo ad un seme di senape il quale, benché il più piccolo dei semi, col tempo diviene "il più grande degli ortaggi" - vedi Matteo 13:31-33

Se si dovesse applicare un "insegnamento morale" e null'altro a questa parabola potremmo dire che Gesù voleva insegnare che se si fossero impegnati nella predicazione ce l'avrebbero fatta?

Ovviamente no.

Gesù stava spiegando cosa sarebbe accaduto: da piccoli inizi i suoi discepoli si sarebbero presto allargati in tutta la terra abitata e sappiamo anche che nel regno millenario molte persone accorerranno verso la terra promessa.

In maniera simile la parabola precedente, ovvero quella delle zizzannie e del seme eccellente, termina dicendo "al tempo della mietitura dirò ai mietitori: "Cogliete prima le zizzannie e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano raccoglietelo nel mio granaio" - Matteo 13:24-30

Gesù dunque, con questa parabola, diede semplicemente un "insegnamento morale" o spiegò cosa sarebbe avvenuto nel tempo della fine? - confronta Apocalisse 14:14-20

Quindi è solo logico, riflettendo anche sui precedenti scritturali, che quando il Signore parlò di questo schiavo stava dicendo cosa sarebbe accaduto nel tempo della fine: avrebbe incaricato qualcuno (e non chiunque) per dare cibo a suo tempo e sarebbe successivamente tornato per premiare chi avrebbe trovato "fare bene" e punire chi avrebbe trovato "fare male".

In diverse altre parabole sono nascosti messaggi più o meno profondi che devono essere colti.

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