Ci appelleremo a Cesare?
"Non confidate nei nobili, né nel figlio dell’uomo terreno, a
cui non appartiene alcuna salvezza" – Salmo 146:3
Il nostro amorevole e Onnipotente Padre è la nostra protezione –
Proverbi 18:10
Fin dalla nascita della nazione di Israele Egli ha mostrato d'essere
uno scudo, una sicura altezza – 2 Samuele 22:1-51
Nella Sua amorevole benignità, Egli ci ha provveduto la Sua Parola e
la conoscenza d'essa costituisce una vera protezione – Ecclesiaste
7:12
A volte Egli può permettere ai suoi servitori d'essere provati "fino
all'osso" e sappiamo bene perché questo può accadere –
Giobbe 2:3-5
Comunque abbiamo l'assicurazione da Colui che non può mentire che,
se rimarremo integri fino alla fine, Egli si ricorderà di noi in
bene – Tito 1:2; Rivelazione 14:13
Anche in questo caso saremo protetti perché quale assicurazione
maggiore potremmo avere di quella che ci fa il Creatore di tutti e di
tutto? - Rivelazione 4:11
Coloro che stanno prestando attenzione alle profezie sanno, almeno a grandi linee, quello che
deve accadere anche se ci sono molti particolari ancora poco chiari.
Noi non siamo di quelli che ripetono a cantilena "su di noi non
verrà nessuna calamità" oppure "tutte le profezie si sono
adempiute, aspettiamo solo l'attacco alla falsa religione e quindi
Armaghedon" – Geremia 5:10-13
Sappiamo che le cose non stanno così.
Anche se non sappiamo con esatezza quando, sappiamo che il giudizio
inizierà dalla casa di Dio e questo, benché riguardi in particolare il popolo e la nazione di Israele, causa ragionevolmente anche a noi una
certa apprensione, dal momento che aneliamo a farne parte.
A nessuno piace il dolore e la disciplina può essere anche molto
dolorosa – Ebrei 12:7-11
Tuttavia anche in questo caso possiamo dire che la conoscenza biblica
è una protezione perché, sapendo chi è Colui che la permette e
come questo rappresenti l'adempimento di alcune profezie, non
cercheremo d'evitarla in maniera illecita.
Cosa significa?
Ebbene, per coloro che non hanno prestato la dovuta attenzione alla
Parola di Dio, questa disciplina sarà un fulmine a ciel sereno.
Li prenderà in contropiede – Gioele 1:5
Non avendo compreso la causa di tutto questo, cercheranno
probabilmente di darne una spiegazione scritturale forzata – Geremia 23:32*
Non conoscendo chi è davvero Colui che ci disciplina, qualcuno
potrebbe essere tentato di ricercare protezione nelle istituzioni
umane.
Forse le leggi di un determinato paese potrebbero permettere una
certa libertà e protezione in caso di "tempi difficili".
Esistono molte associazioni, in questo mondo, che si battano per i
diritti di questo o di quell'altro gruppo, e alcune di queste non
sono affatto politicizzate.
Si potrebbe pensare che non ci sia nulla di male ad usufruire di
certi privilegi se non ci chiedono di fare un compromesso di tipo
politico e/o religioso.
Tra l'altro lo stesso apostolo Paolo, in occasione del processo che
lo portò davanti a Festo, disse "Mi appello a Cesare!" -
Atti 25:11, 12
Questa linea di principio è stata applicata fin dall'inizio della
storia moderna del Testimoni di Geova i quali, davanti
all'opposizione generalizzata da parte di questo mondo, hanno fatto
il possibile per "stabilire legalmente la buona notizia" –
Filippesi 1:7
A questo punto è necessario fare delle precisazioni e rimetterci in
discussione.
Intanto tutti noi ricordiamo e ripetiamo molte volte le parole di
Atti 25:12 come se queste parole dimostrassero, oltre ogni
ragionevole dubbio, che il cristiano può e deve sfruttare le leggi
di ogni singolo paese per avere il permesso "legale" di
predicare ma quasi mai ricordiamo l'esito che questo famoso "appello
a Cesare" ebbe – leggi Atti 26:32
Se tutta la Scrittura è "utile per insegnare, riprendere e
correggere" meriteranno una certa attenta riflessione le parole
“Quest’uomo poteva essere liberato se non si fosse appellato a
Cesare”?
Inoltre in riferimento alla scrittura di Filippesi 1:7 dobbiamo
ammettere che il senso che ne viene fuori sembra un po' strano se
pensiamo ai primi cristiani e alla loro storia.
Davvero crediamo che l'apostolo Paolo e i primi cristiani in generale
lottassero per far valere "legalmente", cioé nei tribunali
e nelle leggi umane, i diritti della buona notizia? - confronta 1
Corinti 6:1
Comunque prima di arrivare a conclusioni premature e senza neppure
precluderci a possibilità, cominciamo a vedere come tale versetto
viene tradotto in altre edizioni bibliche.
"È giusto, del resto, che io pensi questo di tutti voi, perché
vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi
è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel
consolidamento del vangelo" – C.E.I / Gerusalemme
"Ed è giusto che io senta questo di voi tutti, perché vi ho
nel cuore, voi che tanto nelle mie catene come nella difesa e
conferma dell'evangelo, siete tutti partecipi con me della grazia"
– Nuova Diodati
"Ed è ben giusto ch'io senta così di tutti voi; perché io vi
ho nel cuore, voi tutti che, tanto nelle mie catene quanto nella
difesa e nella conferma del Vangelo, siete partecipi con me della
grazia" – Luzzi/ Riveduta
"Siccome è ragionevole che io senta questo di tutti voi;
perciocchè io vi ho nel cuore, voi tutti che siete miei consorti
nella grazia, così ne' miei legami, come nella difesa, e
confermazione dell'evangelo" - Diodati
"Ed è ben giusto ch’io senta così di tutti voi; perché io
vi ho nel cuore, voi tutti che, tanto nelle mie catene quanto nella
difesa e nella conferma del Vangelo, siete partecipi con me della
grazia" – Riveduta 1927
"E' giusto che così pensi di tutti voi, perché vi porto nel
cuore, essendo voi tutti, e nelle mie catene e nella difesa e
consolidamento del vangelo, partecipi con me della grazia" –
La Bibbia, nuovissima versione dai testi originali, edizioni
paoline
E andando avanti così, con altre versioni, vedremo che traducono
tutte, grossomodo, nella stessa maniera.
Si parla di "consolidamento" e "conferma" ma
nulla che faccia presumere ad un consolidamento da un punto di visto
delle leggi della nazione.
Essendo obiettivi fino alla fine, però, dobbiamo ammettere che non è
la maggioranza delle traduzioni a stabilire quale sarebbe la versione
più corretta per cui la cosa più logica che possiamo fare è
prendere in considerazione la storia biblica in generale e quella dei
primi cristiani in particolare per trarre le nostre conclusioni.
L'apostolo Paolo disse dunque che bisognava "stabilire
legalmente" la buona notizia o parlò più genericamente di
"consolidamento" o "conferma"?
E in ogni caso, al di là della singola parola che può essere
sicuramente tradotta in più modi, cosa intendeva dire?
Intanto non c'è alcun precedente biblico, né nella storia di
Israele né in quella dei primi cristiani, che faccia pensare che
essi abbiano mai lottato per "stabilire legalmente" la
buona notizia in altre nazioni e, anzi, quando questo accadde iniziò
la vera apostasia.
Oppure esiste un solo versetto biblico che faccia pensare il
contrario?
In tutti i resoconti della "buona notizia" si parla di
coloro che l'accettano e tra questi ci sono anche alcuni "uomini
preminenti"; si parla del numero crescente di congegazioni che
vengono "rafforzate e rese ferme nella fede" e tutto questo
avviene esclusivamente grazie alla benedizione di Dio e non
attraverso qualche editto dell'imperatore – Atti 16:4, 5
C'è un solo versetto che dica, o faccia pensare, che gli apostoli o
uno qualsiasi dei primi cristiani abbiano lottato in tribunale per
"far accettare legalmente" la buona notizia?
Al contrario, tutte le volte che essi finirono in tribunale diedero
testimonianza della verità, senza alcun tentativo d'ottenerne un
riconoscimento giuridico.
Essi avrebbero dovuto accettare la verità nel loro cuore,
non nelle loro leggi – Atti 26:27-29
Dare testimonianza nei tribunali e alle varie "corti" è
esattamente quello che il Signore disse che sarebbe successo –
Matteo 10:18; Marco 13:9; Rivelazione 14:6, 7
E d'altronde non sembra un controsenso che essi vengano chiamati
"uomini ingiusti" e poi si chieda loro di riconoscere
l'opera? - Atti 5:29
Dio non è in grado di far predicare la buona notizia a prescindere
da qualsiasi riconoscimento giuridico?
Ovviamente non si può negare il vantaggio che un riconoscimento
giuridico locale possa dare ai religiosi o alla loro predicazione.
Basta infatti vedere la differenza che c'è, nel numero delle religioni
e nella letteratura disponibile, tra quelle nazioni che hanno avuto o
ottenuto una certa libertà e quelle che, tuttora, non ne hanno
alcuna.
Non si discutono gli evidenti vantaggi e neppure il lavoro che c'è
dietro ad ogni briciola di libertà ottenuta, in diversi campi.
Quello che si sta mettendo in discussione è cosa sta dicendo la Bibbia e se davvero il popolo di
Dio è tenuto a lottare per "stabilire legalmente" la buona
notizia e, se sì, fino a che punto.
Facciamo attenzione a non semplificare troppo il concetto di "mondo
di Satana" pensando che, finché non si fanno compromessi di
tipo politico o religioso, tutto è lecito.
Nell'articolo intitolato "Si avvicina la tempesta" si
ponevano alcune domande allo scopo di riflettere sulla nostra
posizione agli occhi di Dio.
Una
parte dell'articolo diceva "E’
possibile ipotizzare che, come popolo, si sia riposta troppa fiducia
nelle istituzioni?
Porre
eccessiva fiducia nelle istituzioni non significa necessariamente
fare compromessi di tipo politico.
Ricordiamo
ad esempio che Giosafat non fece mai compromesso da un punto di vista
religioso (non adorò mai gli idoli) ma la sua alleanza con Acab gli
costò molto cara e questo perché preferì avere un “amico”, un
aiuto di tipo militare anziché confidare pienamente in Geova.
Da
questo e da altri episodi riportati nelle scritture potremmo valutare
se confidare nelle istituzioni umane significhi soltanto fare un
compromesso religioso/politico o se includa semplicemente riporre
eccessiva fiducia in queste istituzioni chiedendo a loro protezione".
Un sistema iper burocraticizzato e lagalistico al fine di "stabilire
legalmente la buona notizia" è davvero approvato
dall'Onnipotente?
Facciamo molta attenzione e chiediamoci davvero a chi ci rivolgiamo
appena le nostre libertà sono messe in discussione.
Confidiamo davvero in Dio con tutto il nostro cuore oppure riponiamo
la nostra fiducia nelle leggi e nei governi umani?
Dallo studio della Bibbia abbiamo imparato che Dio vuole
semplicemente che ubbidiamo a questi governanti e finché ciò non si
scontra con i principi divini – Romani 13:1-4
Non pare che Egli abbia dato loro alcuna autorità o mandato per la
buona notizia.
In base alle altre traduzioni e soprattutto al contesto storico
relativo ai primi cristiani, non sembra proprio che "stabilire
legalmente la buona notizia" abbia il significato che i testimoni di Geova gli
abbiamo sempre dato.
Letta in questo modo sembra addirittura che i cristiani fossero una
specie di movimento civile atto a far valere i propri diritti!
Non è proprio quello che si evince dalla storia biblica.
Rimane comunque una domanda in sospeso.
Se l'apostolo Paolo non intendeva dire che avremmo dovuto fare ogni
sforzo per "stabilire legalmente" la buona notizia, cosa
voleva dire?
Gesù Cristo è il mediatore del patto ed è il Sommo Sacerdote
secondo cui questo patto viene legalmente stabilito infatti Ebrei 8:6
dice che "[Gesù] ha ottenuto un più eccellente servizio
pubblico, così che è anche il mediatore di un patto
corrispondentemente migliore, che è stato legalmente stabilito su
promesse migliori".
Oltre a ciò il sacrificio di Cristo è la base legale
che ci permette di ottenere il perdono dei peccati e quindi
la vita eterna e questo fa ovviamente parte della buona notizia.
Chiunque può predicare un messaggio e dire d'essere stato mandato da
Dio ma noi possiamo dimostrare d'essere davvero mandati da Dio e
"stabilirlo legalmente" (o consolidarlo) attraverso
l'autorità delle Scritture (il che include la primizia santa giudaica) – confronta Galati 1:6-9
I primi cristiani "stabilirono legalmente" la buona notizia
attraverso le Scritture, non attraverso sistemi giuridici umani.
Essi non erano predicatori improvvisati e non portavano un messaggio qualsiasi: potevano dimostrare con le
Scritture che Gesù era davvero il Messia, che loro fossero la primizia santa e che quella che
predicavano era la buona notizia del Regno – confronta 2 Corinti
3:4-6
Anche noi potremo, in futuro e quando la vrera adorazione sarà ripristinata, a somiglianza dei primi cristiani, "consolidare"
e "stabilire legalmente" la buona notizia tutte le volte
che predicheremo non andando oltre ciò che è scritto – 1 Corinti
4:6
Per allora, attraverso la Bibbia saremo adeguatamente qualificati e autorizzati a
predicare a patto, ovviamente, che ci atterremo fermamente ad Essa –
Giovanni 17:17; 1 Pietro 3:15
Coloro che stanno prestando attenzione alle profezie senza alcun
condizionamento sanno, almeno a grandi linee, cosa deve capitare e potrebbe succedere che
qualcuno, in assoluta buona fede, cerchi protezione in qualche
cavillo legale, in qualche istituzione umana.
Qualcuno potrebbe pensare che "non c'è niente di male" far
questo finché non c'è un evidente compromesso politico o religioso
e potrebbe citare, a sostegno, le scritture che abbiamo analizzato.
Da quello che abbiamo visto è proprio così?
Infine, anche ammesso che cercare protezione nelle istituzioni umane non
significhi necessariamente riporre fiducia in queste istituzioni (e
sembra tanto un ossimoro) dobbiamo considerare chi è Colui che ha
stabilito questa disciplina.
Se abbiamo compreso che è Geova a permettere questa disciplina per
purificare il Suo Popolo, cercare di schivarla – anche con metodi
leciti - sarebbe una cosa errata a prescindere oltre che una pia
illusione.
Gli israeliti in procinto di subire la disciplina forse non dissero
mai, apertamente, di confidare nell'Egitto, ma lo dimostrarono coi
loro pensieri e con le loro azioni.
Prestiamo attenzione alla storia biblica per non ricadere negli
stessi errori e accertiamoci della volontà di Dio per noi in questo
particolare periodo di tempo.
Quando arriverà la disciplina, coloro che hanno davvero compreso
queste informazioni si appelleranno a Colui che può proteggerli
davvero.
Il nostro Giusto ma anche Misericordioso e Onnipotente Dio – Atti
2:17-21
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