La Bibbia insegna davvero la trinità? - 2° parte

 Parte 2 di 5: 

L'onestà intellettuale 

 

O Timoteo, custodisci il deposito, evita le chiacchiere vuote e profane e le opposizioni di quella che falsamente si chiama scienza, della quale alcuni, facendo professione, si sono sviati dalla fede – 1 Timoteo 6:20, 21


L’apostolo Paolo, il quale era indubbiamente una persona molto istruita, una volta compresa l’identità e il ruolo di Cristo, rinunciò a tutto pur di dedicarsi pienamente alla sua chiamata ed elezione – 2 Pietro 1:10

Essendo stato istruito da Gamaliele egli aveva senz’altro un’istruzione elevata e probabilmente non è un caso che proprio lui sia stato usato per scrivere tante lettere, anche se Dio, ovviamente, avrebbe potuto scegliere chiunque – Atti 22:1-3

Tuttavia Paolo non considerò mai il suo livello di istruzione qualcosa di cui vantarsi, anzi… in confronto a ciò che aveva acquisito grazie a Cristo tutto il resto era diventata semplice spazzatura – Filippesi 3:7, 8

Inoltre egli non comprese certo le verità tramite la sua intelligenza, non è vero?

Come il Signore aveva detto, Dio avrebbe rivelato cose meravigliose ai “bambini”, ovvero alle persone umili e apparentemente insignificanti mentre le aveva nascoste a quelli considerati saggi e intellettuali – Matteo 11:25, 26

Dio avrebbe preso i saggi nella loro astuzia e li avrebbe umiliati, mandati in rovina – Giobbe 5:13; 1 Corinti 3:18-20

Nonostante il meraviglioso privilegio che alcune persone ebbero nel primo secolo, ovvero quello di diventare cristiani, certuni si sentivano attratti da quelli che usavano un linguaggio aulico, che sembravano tanto istruiti… - 2 Corinti 11:4-6

Conoscete delle persone così, oggi?

Questi “maestri”, all’apparenza tanto saggi e istruiti, deviavano però dai più basilari insegnamenti del cristianesimo, quello vero, come quello relativo alla risurrezione dei morti ma non solo.

Essi avevano “un altro spirito”, predicavano “un altro Gesù” e anziché essere rigettati come quello che erano – ossia pura cancrena – alcuni ne erano tanto, tanto attratti...

Può una persona con un minimo di onestà intellettuale – a prescindere dal proprio credo religioso - concludere che questi si siano mondati ed estinti da soli o dovrebbe essere più facile concludere che si sarebbero allargati in ogni dove?

È ipotizzabile che oggi, a duemila anni di distanza dalla comparsa di questi “apostoli sopraffini”, ci sia qualcuno che sta predicando “un altro Gesù”, un altra “buona notizia” e abbia addirittura un altro tipo di spirito?

Come dice la scrittura guida di questo articolo, già nel primo secolo alcuni si erano sviati dalla vera fede soprattutto per far mostra di erudizione.

Cosa possiamo dire obiettivamente della trinità?

Beh, per far stare in piedi questa dottrina, come vedremo molto bene nei prossimi articoli, davanti ad una scrittura che dice esattamente l’opposto di quello che si vuole credere, bisogna sempre fare mille giri di parole per "adattarlo"...


Fino a che punto arriva la tua onestà intellettuale?           
                                       Ribalteresti tutto se la Bibbia te ne desse motivo?


 

Rifuggiamo i giochi di parole, le iperboli, le illogicità, i controsensi e gli ossimori

Così come si fa con tante altre credenze e dottrine, quando ci si scontra con una o più scritture che smentiscono o smentirebbero una determinata credenza, alcuni ricorrono al gioco di parole inteso come ambiguità semantica (il cosiddetto doppio senso).

Per fare un esempio pratico, come abbiamo visto in un articolo precedente* Paolo parla della “pienezza delle nazioni” e dice “in questo modo tutto Israele sarà salvato” – vedi Romani 11:25, 26

Ovviamente una persona intellettualmente onesta dovrebbe chiedersi che senso ha dire “faccio entrare le persone delle nazioni” e poi “in questo modo salverò tutto Israele”.

Sì perché, non dimentichiamolo, la scrittura non dice “farò entrare le persone delle nazioni e dopo questo anche tutto Israele sarà salvato” ma dice che sarà salvato “in questo modo” o “allora” o “quindi” o “di conseguenza”, ciò vale a dire che tutto Israele si salva proprio grazie al fatto che entrano le persone delle nazioni.

E perché? Che senso ha?

Cosa c’entrano le persone delle nazioni con Israele, come viene ribadito anche subito dopo dicendo che il liberatore sarebbe venuto da Sion?

Solo l’onestà intellettuale e il confronto con tutta la Scrittura ci ha portato a concludere che “le persone delle nazioni” che menziona Paolo non sono altro che ebrei del regno settentrionale dispersi 2700 anni fa – leggi Ezechiele 37:15-23

Tutto Israele viene salvato perché queste persone delle nazioni sono ciò che manca all’attuale Israele.

Invece una persona che non è intellettualmente onesta, e che parte dal principio di dover difendere la propria religione o la propria idea personale, cosa conclude?

Ovviamente deve trovare un modo per spiegarla che sembri plausibile: deve giustificare il proprio credo o la propria religione.

Queste persone delle nazioni sarebbero persone che non c’entrano nulla con Israele ma vengono chiamati israeliti da Dio.

Dirà che essi sono simbolicamente Israele e che Dio avrebbe mantenuto, in questo modo, la sua antica promessa.

Ma questo è un vile gioco di parole.

Al di là del modo in cui viene presentata, ovvero al di là di quanto si voglia indorare la pillola, in pratica si sta dicendo che Dio promise una cosa, poi non mantenne la promessa perché non fu in grado o cambiò idea e addirittura che non riuscì a prevedere la disubbidienza del popolo.

Quindi si inventò un Israele che non era Israele – confronta Deuteronomio 32:4

Vi sembra ragionevole?

E soprattutto… è rispettoso verso Dio Onnipotente?

Forse questa cosa è concepibile per il classico uomo politico di questo mondo, non certo per Dio – Isaia 55:11

Ovviamente questo vale per l’esempio appena fatto ma si può applicare a qualsiasi altra cosa.

Quando la Bibbia parla di Israele per alcuni “non è Israele”, quando parla di chiese giudaiche “non sono davvero giudaiche”, quando parla di “ultima tromba” non è davvero l’ultima, quando parla di guerra non è una vera guerra e così via.

Parlando di trinità, quando leggiamo una o più scritture che attestano l’inferiorità del Figlio e la superiorità del Padre, prima, durante e dopo l’ascensione al cielo, cerchiamo di non fare tanti giri di parole per far dire alla scrittura quello che non dice.

Ovviamente evitiamo anche le iperboli.

L’iperbole potremmo semplificarla come “esagerazione” e nella lingua italiana viene spesso usata anche in maniera inconscia.

Quando diciamo ad esempio “ti amo da morire” stiamo utilizzando un’iperbole, un’esagerazione.

Questa espressione trasmette il concetto “il mio sentimento è un’emozione così forte che adesso muoio”… ed ovviamente è un’esagerazione ma serve per trasmettere bene l’intensità di un sentimento o di una situazione: un’iperbole non è necessariamente una bugia.

Anche nella Bibbia ci sono esempi di iperboli ed hanno il loro scopo ben preciso perché enfatizzano una determinata situazione.

Tuttavia è ovvio che potremmo usare delle iperboli proprio per mentire o forzare un significato, ovvero per far dire alla scrittura quello che non dice.

Parlando di trinità, ad esempio, alcuni mettono le mani avanti dicendo che Gesù avesse in sé “due nature”, una umana e una divina.

Partendo da questo assunto credono così di poter giustificare tutti i passi scritturali che attestano l’inferiorità e la sottomissione del Figlio al Padre pur rimanendo Dio egli stesso.

Quando egli disse “il figlio dell’uomo ha l’autorità di perdonare i peccati”, era Dio – Matteo 9:5, 6

Quando disse “il Padre è maggiore di me” era un uomo – Giovanni 14:28

Quando disse “io e il Padre siamo uno” stava attestando la sua eguaglianza col Padre, ovvero con una parte della trinità, mentre quando disse “io non posso fare una sola cosa che non ho visto fare fare dal Padre” era la sua parte umana a parlare – Giovanni 10:29, 30; Giovanni 5:30

A questo punto potremmo davvero trovare scritto di tutto, una cosa e il suo contrario, e a seconda della convenienza sarebbe a volte l’uomo e a volte Dio a parlare.

Ma noi vogliamo davvero capire come stanno le cose o cerchiamo semplicemente difendere una dottrina che ci piace tanto?

Tutto questo rientra nel gioco di parole e nell’ossimoro ma dov’è l’iperbole?

L’iperbole, ovvero l’esagerazione deviante e senza senso, riguarda il fatto che l’eventuale “natura umana” del Signore Gesù non comunicasse o non conoscesse affatto l’altra parte, ovvero la propria “natura divina”.

Con buona pace di chi ha tirato fuori questa cosa purtroppo non si risolve tutto con l’escamotage della doppia natura (sempre ammesso che dovremmo prenderla per buona – confronta Romani 5:12-17; 1 Corinti 15:45) perché qui dovremmo solo chiederci come mai il Signore Gesù, coeguale e coeterno del Padre, non conoscesse il giorno e l’ora ad esempio – confronta Matteo 24:36

Era la sua “parte umana” a non conoscere queste cose?

E la parte divina non gliel’aveva detto?

L’espressione “il Padre è maggiore di me” non si risolve con il fatto che Gesù disse quelle parole da uomo e sulla terra perché stava parlando di quando l’avrebbe raggiunto in cielo e in gloria.

Perché gli apostoli si sarebbero dovuti rallegrare così come si sarebbe rallegrato il Signore stesso?

Perché essendo il Padre “maggiore di lui” l’avrebbe reso felice nella sua pienezza.

La storiella delle due nature non risolve il problema delle tentazioni avvenute nel deserto per mezzo del Diavolo.

Ovviamente Dio non può essere tentato e cosa significherebbe dire che la “parte umana” di Gesù fu tentata?

Non aveva una parte divina che gli avrebbe detto di essere Dio o una parte di Dio per cui “tutti i regni del mondo” non potevano costituire una tentazione perché sarebbero stati suoi sempre e a prescindere?

La parte umana di Gesù era a conoscenza oppure no della sua parte divina?

Stiamo dicendo che Gesù avesse due nature o vogliamo dire che avesse due personalità?

Asserire che la parte umana di Gesù fosse così umana da fargli dimenticare di essere parte di una trinità è un penoso gioco di parole, è un ossimoro, un iperbole ed un controsenso.

Potremmo continuare con molti, moltissimi altri esempi e ne citeremo diversi nel prossimo articolo ma il punto che si vuole sottolineare è uno solo.

Noi cosa cerchiamo di fare veramente?

Ci teniamo davvero a capire la Parola di Dio o facciamo ogni impossibile salto mortale pur di non ritrattare una nostra personale convinzione?

Davvero pensiamo che i cristiani del primo secolo facessero migliaia di giri di parole per spiegare una dottrina che, secondo alcuni, sarebbe scontata e chiara come il sole?

Tutto questo incartamento, paroloni strani e quant’altro non sono forse iniziati con i concili menzionati nell’articolo precedente?

Non è ragionevole concludere che, quando i discepoli parlavano del figlio di Dio essi intendessero semplicemente il figlio di Dio e non “Dio il Figlio”? - confronta Matteo 3:17

Coloro che cercano onestamente di capire cosa insegna la Bibbia, inoltre, non costruiscono un mondo o un intero elenco di credenze su un singolo versetto ma guardano più traduzioni e soprattutto valutano la logica contestuale dello stesso.

Cosa significa?


NON il singolo versetto

 Il capro diventò molto grande; ma, quando fu potente, il suo gran corno si spezzò; al suo posto spuntarono quattro corna cospicue, verso i quattro venti del cielo” – Daniele 8:8, Nuova Diodati

E il capro, da parte sua, si diede grandi arie fino all’estremo; ma appena fu divenuto potente, il grande corno si ruppe, e invece d’esso ne crescevano notevolmente quattro, verso i quattro venti dei cieli” – Daniele 8:8, Traduzione del Nuovo Mondo ed. 1987

Leggiamo attentamente Daniele 8:8 in queste due versioni: la Nuova Diodati e la Traduzione del Nuovo Mondo.

A prima vista le differenze possono sembrare minime ma non è proprio così.

In una si dice che spuntarono “quattro corna cospicue” il che indicherebbe l’esistenza di altre corna… ma non significanti perché piccole, non cospicue. Ne spuntano quattro cospicue ma chissà... potrebbero essercene trecento "non cospicue".

La seconda, ovvero la TnM, dice che al posto del corno spezzato nascono “notevolmente” quattro corni.

Insomma sono nate solo quattro corna o le quattro corna di cui la profezua parla sono solo quelle “notevoli”?

Nascono 4 corna notevoli (tra le altre) o nascono solo quattro corna?

I suoi figli, però, scenderanno in guerra e raduneranno un esercito potente. Uno di essi avanzerà, e passando si spargerà come un torrente. Poi tornerà all'attacco e spingerà le ostilità fino alla fortezza del re del meridione” – Daniele 11: 10 , Nuova Riveduta

Poi suo figlio si preparerà alla guerra, raccogliendo una moltitudine di grandi eserciti, con i quali avanzerà come una inondazione: attraverserà il paese per attaccare di nuovo battaglia e giungere sino alla sua fortezza” – Daniele 11:10, Bibbia di Gerusalemme

Sono i figli che scendono in guerra o è il figlio a prepararsi alla guerra?

Uno solo di essi avanza o diversi eserciti avanzano?

“Poi sdraiati sul tuo lato sinistro, e metti su questo lato l'iniquità della casa d'Israele; per il numero di giorni che starai sdraiato su quel lato, tu porterai la loro iniquità. Io ti conterò gli anni della loro iniquità in un numero pari a quello di quei giorni: trecentonovanta giorni. Tu porterai così l'iniquità della casa d'Israele” – Ezechiele 4:4, 5, Nuova Riveduta

“Mettiti poi a giacere sul fianco sinistro e sconta su di esso la iniquità d'Israele. Per il numero di giorni in cui giacerai su di esso, espierai le sue iniquità: io ho computato a te gli anni della sua espiazione come un numero di giorni. Per centonovanta giorni tu espierai le iniquità degli Israeliti” – Ezechiele 4:4, 5, C.E.I, Gerusalemme

I giorni da contare della profezia di Ezechiele sono trecentonovanta oppure centonovanta?

Abbiamo scelto Daniele ed Ezechiele perché mostrano chiaramente come, da traduzione a traduzione, possa cambiare completamente il concetto, senso del versetto o anche più versetti consecutivi e di conseguenza gli scenari.

Nel caso della parte profetica c’è effettivamente una difficoltà maggiore per capire cosa lo scrittore avesse scritto in origine tuttavia questo esempio ben illustra come uno o più versetti possono essere stati tradotti male o anche aggiunti, modificati, storpiati di proposito.

Chi conosce la Bibbia sa che questa non è una novità: in duemila anni di storia ci sono stati diversi tentativi in tal senso.

È vero che Dio avrebbe preservato la Sua Parola: noi ne abbiamo piena fiducia – Isaia 39:6-8

Questo però riguarda l’integrità generale della Scrittura non il singolo versetto, non il singolo “ritocchino”.

L’esempio pratico poco fa riportato delle scritture di Daniele ed Ezechiele (ma ce ne sono altre) dimostra che è possibile cambiare il senso di uno o più versetti ed è evidente che non possono essere vere due versioni in contrasto tra loro.

Tra l’altro, se non fosse stato possibile cambiare la singola scrittura neppure avrebbero avuto senso i severi avvertimenti riportati in essa di non farlo – confronta Apocalisse 22:18, 19

Noi abbiamo fiducia che ne verremo a capo, principalmente se Dio vorrà, ma anche perché la trama della Parola di Dio è fondamentalmente integra.

Tanto più a motivo di questa consapevolezza evitiamo di concentrarci troppo su un singolo versetto chiudendo gli occhi e la mente su tutti gli altri.

Fino a prova contraria, se anche trovassimo un versetto difficile da capire o che apparentemente contraddisse altri cento versetti, chi ci assicurerebbe non trattarsi di una cattiva traduzione o di una vera e propria interpolazione?

Noi non scegliamo il versetto che “ci piace di più” ma partiamo sempre dal principio di dover armonizzare tutta la Scrittura.

A differenza di molti altri noi non abbiamo una religione o una posizione da difendere.

Caso vuole che diversi casi di “ritocchini” storicamente accertati riguardassero proprio l’intento di dimostrare la trinità.

Questo valse per esempio per la scrittura di 1 Giovanni 5:7-8 che dice “Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e i tre sono concordi” ma che “qualcuno” nel quarto secolo dopo Cristo ritoccò facendogli dire “e questi tre sono la stessa cosa”.

Non solo cambiarono da "concordi" a "la stessa cosa" ma aggiunsero un intero versetto per far dire che i tre fossero Cristo, il "Padre e lo Spirito Santo". Che vergogna!

Che quello fu un becero e volgare tentativo di falsificare la scrittura è evidente soprattutto dal fatto che quasi nessuno oggi, neppure la più cattolica e trinitaria delle traduzioni, traduce più in quel modo.

La Nuova Riveduta,la Bibbia di Gerusalemme, la Riveduta 2020, la Luzzi/Riveduta e altre traducono “concordi” o “concordi come uno”.

Certo è possibile trovare qualche traduzione più vecchia che riporti ancora “sono la stessa cosa” ma rimane il fatto che diversi trinitari devono aver riconosciuto che c’è stato il “ritocchino” per non tradurre più in quel modo.

Ci sarebbe anche da chiedersi come mai, una dottrina così chiara e limpida, avrebbe avuto bisogno che qualcuno aggiustasse un po’ la scrittura per spiegarla.

Comunque la pensiate su questa o altre scritture, se siete intellettualmente onesti dovreste convenire che non si può basare una dottrina o una convinzione o addirittura un’intera religione su una singola scrittura.

Se la Bibbia insegna una determinata cosa, sia essa la trinità o altro, qualunque cosa sia, questa dovrebbe comprovarsi con diverse scritture, in diversi contesti e situazioni e ovviamente la Bibbia non può dire una cosa in un punto e poi contraddirsi nell’altro.

Chi cerca la verità con tutto il cuore cercherà di armonizzare tutte le scritture nel loro insieme, non costruirà un castello su una singola parola scritta o immaginata.

Coloro che da una singola scrittura, a discapito di qualsiasi altra scrittura o contesto, cerca di costruirci il mondo, mostra chiaramente che il suo scopo non è comprendere la verità della Parola di Dio ma portare avanti un’idea preconcetta.

Un esempio pratico di come si possa riconoscere una persona con un preconcetto è quello di guardare chi non si preoccupa affatto delle centinaia di scritture contrarie alla propria idea: per esso è sufficiente una... una sola scrittura su cui costruirci un intero assioma.

Infatti, come vedremo in un prossimo articolo, anche nei cosiddetti “passi trinitari”, ovvero quelle scritture che, almeno in teoria, dovrebbero dimostrare la trinità, in nove passi su dieci non si menziona mai lo spirito santo.

Non è strano, dal momento che si cerca di dimostrare la trinità e non la dualità, non preoccuparsi di contare fino a tre?

Non è strano che “la terza persona della trinità” non compaia altrettante volte insieme al Padre e al Figlio?

Non solo non compare insieme quasi mai ma non compare neppure lo stesso numero di volte: neanche un decimo delle volte.

Nelle sole scritture greche Dio viene menzionato un’infinità di volte, Gesù quasi mille volte mentre lo spirito santo poco più di un centinaio di volte.

Non viene neppure spontaneo chiedersi come mai, la terza persona della trinità, coeterna e coeguale al Padre e al Figlio, abbia uno spazio così ristretto nelle scritture?

E non viene spontaneo, per i credenti trinitari, che nella loro dimostrazione tentino, nove volte su dieci, di dimostrare la parità tra Padre e Figlio?

Se fosse la terza persona della trinità, perché la parte umana di Gesù (quella che non comunicava mai con la parte divina) non disse “In quanto a quel giorno e quell’ora nessuno sa né gli angeli del cielo né il Figlio ma solo il Padre e lo Spirito Santo”?

Anzi, volendo essere ancora più pignoli, perché lo Spirito Santo, quelle poche volte che è menzionato insieme al Padre e al Figlio, è sempre menzionato per terzo?

Se stiamo parlando di tre persone coeterne, increate e onnipotenti, e quindi con pari dignità, perché non si legge mai “battezzateli nel nome dello Spirito Santo, il Figlio e il Padre” oppure “nessuno sa né gli angeli del cielo né il figlio ma solo lo Spirito Santo e il Padre”?

Insomma… perché, quando sono insieme, è sempre l’ultimo della fila?

Il soggetto Spirito Santo lo vedremo nel penultimo articolo di questa serie.

Il prossimo articolo esaminerà diverse scritture, prese nei loro contesti, che dimostreranno tante cose su Gesù e Dio.

L’unica cosa che davvero non si riuscirà a dimostrare è che nel quarto secolo dopo Cristo quell’ammucchiata di apostati a Costantinopoli abbiano avuto una rivelazione che mai gli apostoli, quelli veri, e nessun altro dei servitori di Dio del passato, ebbero. 

 

Nota in calce

* L'articolo a cui si fa riferimento è in questo link https://attenzioneallaprofezia.blogspot.com/2022/08/una-millenaria-rivalita-si-avvicina.html

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