RISPETTIAMO IL SENSO DELLE SCRITTURE

Fin dai primissimi tempi biblici sono esistite persone che, forse nel tentativo di mostrarsi giusti, si sono concentrate su alcune cose considerate di primaria importanza, rischiando e probabilmente riuscendo a perdere di vista le cose più importanti – Ebrei 5:12-14
Possiamo ad esempio ricordare come, i cristiani giudaizzanti, insistettero sulla circoncisione e altre pratiche che non erano vincolanti per i cristiani delle nazioni – Romani 2:28, 29; Galati 4:10, 11
Sicuramente il loro intento, almeno quello iniziale, era buono: volevano essere sicuri di piacere a Dio.
In maniera simile possiamo immaginare che coloro che sostituirono il Tetragramma dalle Scritture lo fecero inizialmente con una buona intenzione.
Forse pensarono che il Sacro Nome sarebbe stato trattato in maniera poco rispettosa, se non addirittura blasfema, se fosse stato scritto pubblicamente o conosciuto dai gentili – confronta Esodo 20:7
Il problema fu che così facendo, andarono contro quella che era la chiara volontà di Dio e cioè che le persone delle nazioni conoscessero il Suo Nome – Isaia 49:23; Ezechiele 5:13; Atti 10:34
Oggi, ad esempio, tra gli altri, esistono coloro che insistono sulla scrittura e pronuncia esatta del Nome di Dio e quella di Suo Figlio e su questo costruiscono molti precetti della loro fede.
Tra questi ci sono sia aderenti di religioni cristiane che ebraiche (le quali sono evidentemente d’accordo sul concetto di “pronuncia ebraica dei nomi” ma discordi su tante altre cose).
Essi diranno, e a ragione, che la prima parte della Bibbia fu scritta in ebraico (alcuni asseriscono che tutta la Bibbia fu scritta originariamente in ebraico) e che fu Dio stesso a far conoscere il Suo Nome in quella lingua.
Diranno che qualsiasi traslitterazione dei nomi in generale, ma tanto più quella del Nome di Dio e di Suo Figlio, significherà offenderli e andare oltre ciò che era scritto in origine – confronta 1 Corinti 4:6
Insomma, traslitterare il Nome di Dio o di Suo Figlio sarebbe un peccato e una mancanza di rispetto per la Sua Parola – confronta Rivelazione 22:18, 19
Ovviamente il cristiano vorrà prendere molto sul serio l’importanza del Nome di Dio e non vorrà fare come la maggioranza delle religioni le quali hanno sostituito il Sacro Nome con dei titoli, prendendosi la briga di cancellarlo dai testi originali oltre 7.000 volte.
Anche se titoli come Eterno, Onnipotente, Creatore dell’universo, Antico di Giorni e altri appartengono esclusivamente al solo vero Dio, coloro che amano la Bibbia e ne rispettano il significato non faranno di tutto per “dimenticarsi” che Dio ha un Nome personale, scelto da Lui stesso.
Nome a cui Egli ha dato molta importanza e su cui verte tutto il Suo proposito – Esodo 3:13, 15; Geremia 23:23, 27
Il vero cristiano non si vergognerà di usare il Nome di Dio per paura di essere considerato strano, fanatico o associato ad una religione in particolare.
Userà il Suo Nome, senza abusarne, con profondo rispetto – Genesi 18:29-33
Tuttavia coloro che insistono sulla “pronuncia e scrittura ebraica del Nome” probabilmente non si rendono conto che non tutti parlano ebraico e che l’esatta vocalizzazione è andata perduta tra gli stessi ebrei.
Noi non sappiamo come gli scrittori biblici pronunciassero il Nome di Dio e tra gli stessi studiosi di ebraico non c’è unità di pensiero.
Quindi, tanto per cominciare, coloro che insistono su YAHUAH anziché YAHWEH, semplicemente stanno prendendo per buona una pronuncia anziché un’altra senza avere alcuna base oggettiva per farlo.
Se la questione si limitasse a questo, però, potremmo catalogarla come curiosità di poco conto.
Purtroppo le cose non stanno così.
Ultimamente questi presunti puristi delle Scritture si stanno allargando a macchia d’olio ed essi non si limitano a fare disquisizioni sulla pronuncia (dibattito che potrebbe essere interessante per tutti) ma vanno oltre dicendo che i nomi “Geova” e “Gesù” siano nomi “inventati dagli apostati” e non solo: il nome “Gesù” sarebbe stato inventato dagli oppositori con lo scopo di offenderlo.
Se qualcuno dovesse essere considerato blasfemo o apostata solo per aver pronunciato il nome di Geova o quello di Gesù, leggendo questo articolo ne capirà il motivo.
Dal momento che le loro argomentazioni potrebbero sembrare anche profonde e ragionevoli, questo articolo ha la scopo NON di prendere le parti di qualcuno in particolare ma di valutare se davvero il contesto biblico lascia intendere che Dio non volesse che si traslitterasse il Suo Nome, quello di Suo Figlio e in generale quello di tutti gli altri.

Partiamo dal presupposto che il Signore, quando diede l’incarico di predicare in tutta la terra abitata, accettò implicitamente il fatto che le Scritture fossero tradotte.
Dalle Scritture non risulta, infatti, che un requisito indispensabile per diventare cristiani fosse quello di conoscere la lingua ebraica – Atti 21:37
Semmai poteva essere un requisito dei cristiani adattarsi alla lingua dei loro ascoltatori, non viceversa – Atti 2:3, 4; 1 Corinti 14:39, 40
All’inizio furono evidenti i doni dello Spirito Santo per cui fu senz’altro più facile raggiungere terre, lingue e culture lontane e trasferire il messaggio evangelico in maniera corretta ma, di fatto, questi doni non durarono per sempre e la traduzione delle Scritture divenne la cosa più ovvia.
Questo sarebbe già sufficiente per gettare un’ombra sull'obbligo della scrittura ebraica dei nomi ma c’è anche da dire che la traduzione delle Scritture non iniziò nel primo secolo.
Iniziò molto prima.
Esse erano già state tradotte in greco e gli stessi primi discepoli, con tutta probabilità, fecero riferimento alla “Settanta” di lingua greca più volte.
Non risulta che i primi cristiani, i quali erano guidati dallo Spirito Santo, abbiano mai criticato la traduzione greca che essi stessi conoscevano e usavano.
Che questo sia vero è dimostrato dalle parole del discepolo Stefano il quale, parlando a uomini di Cirene, di Alessandria, della Cilicia e dell’Asia disse: “Giuseppe mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutti i suoi parenti da quel luogo [Canaan], in numero di settantacinque persone” - Atti 6:8-10; 7:12-14
Il testo ebraico di Genesi capitolo 46 dice che i parenti di Giuseppe erano settanta. La Settanta invece ha settantacinque: a quanto pare Stefano citò proprio la Settanta. — Genesi 46:20, 26, 27
La traduzione delle Scritture, quindi, è ovviamente parte della volontà di Dio che “non desidera che nessuna sia distrutto ma che tutti pervengano al pentimento” - 2 Pietro 3:9
Ora la questione potrebbe sembrare un po’ più fine: a parte la traduzione dei concetti biblici, è corretto traslitterare i nomi?
Se la traduzione della Bibbia è parte della volontà di Dio affinché tutti abbiano l’opportunità di pervenire al pentimento, perché non dovremmo tradurre anche i nomi?
Inoltre... è sufficiente trascrivere correttamente un nome nella lingua di origine se nella lingua di destinazione non esistono neppure certe lettere o, se esistono, hanno un suono fonetico totalmente diverso da quello originale?
A parità di lettere non corrisponde una parità di pronuncia per cui, anche volendo scrivere Yahweh o Yahuha, come verrà letto da chi considera la “h” con un suono gutturale piuttosto che un suono aspirato?
Certe pronunce semplicemente non esistono in alcune lingue di destinazione e comunque i risultati fonetici sarebbero approssimativi, per non dire scadenti.
Comprendendo i termini del problema capiamo anche che è impossibile tradurre la Bibbia senza traslitterare i nomi.
Riflettiamo un attimo senza impuntarci su una visione preconcetta.
Il fatto che in Israele i nomi avessero un significato particolare non dà forse l’idea che la cosa più importante fosse conoscere il significato di quei nomi piuttosto che la pronuncia originale esatta?
Quindi, forse, è meglio comprendere il significato e le implicazioni di questi nomi piuttosto che impuntarsi su pronunce che, nella migliore delle ipotesi, potrebbero essere al massimo approssimate.
Per evitare, tuttavia, di far parlare la nostra educazione personale e i nostri preconcetti, dobbiamo onestamente vedere se la Parola di Dio ci dà modo di capire che questa visione delle cose è corretta.
Potremmo anche noi prendere troppo alla leggera l’importanza della lingua originale per i nomi?
Inoltre… possiamo davvero capire il pensiero biblico a riguardo partendo già da una traduzione che potrebbe essere di parte?
Se la Bibbia è ciò che afferma di essere, cioè Parola di Dio, la solida coerenza interna dovrebbe aiutarci a venirne a capo (ovviamente se siamo disposti a rimetterci in discussione) – Proverbi 2:1-5
Abbiamo già visto in articoli precedenti come, davanti a versetti biblici tradotti in maniera diversa a seconda della traduzione, il contesto ci ha aiutato a capire il pensiero originale più che le parole originali*.
Abbiamo dei precedenti scritturali che ci fanno capire che gli stessi nomi venissero tradotti e traslitterati?
Sì!
Sappiamo che Cefa si traduceva “Pietro”, Saulo si traduceva Paolo, Bar-Gesù si traduceva Elima e così via – Giovanni 1:42; Atti 13:6, 8, 9
Ci sono anche altri precedenti interessanti.
Se prendiamo ad esempio Giovanni 19:17 leggiamo: “Ed egli, portando da sé il palo di tortura, uscì verso il cosiddetto Luogo del Teschio, che in ebraico si chiama Gòlgotha”. 

E' più importante rispettare il senso della Scrittura o perdersi in speculazioni assurde?
 
Proviamo a riflettere.
Lo scrittore ispirato da Dio sente la necessità di specificare che il cosiddetto “Luogo del Teschio” è quello che in ebraico è chiamato “Gòlgotha”.
Ovviamente non stiamo parlando del Sacro Nome di Dio ma il punto è che “Teschio” e “Gòlgotha”, anche se non erano nomi personali erano comunque nomi, giusto?
Quindi la traduzione di questo nome, in italiano tradotto “Teschio(in greco kranío = κρανίο) viene specificato che in ebraico si chiamava “Gòlgotha”.
Se fosse sbagliato tradurre i nomi, come dicono alcuni, perché includere questo particolare?
Arriviamo ad un caso ancora più significativo.
Apocalisse 9:11 dice: “Esse hanno su di loro un re, l’angelo dell’abisso. Il suo nome in ebraico è Abaddon, ma in greco ha nome Apollion”.
Chi è l’angelo dell’abisso?
Noi crediamo che sia il Signore Gesù ma se anche fosse qualcun altro, rimane il fatto che Abaddon viene usato come nome personale, giusto?
Ora, se fosse proibito o sbagliato tradurre i nomi, perché lo scrittore – ispirato da Dio - specifica che questo nome in ebraico è Abaddon mentre in greco è Apollion?
Evidentemente la risposta è molto più semplice di quella che potremmo immaginare: lo scrittore lo specifica perché, in base al lettore (ebreo o greco) tale nome sarebbe stato tradotto in maniera differente.
Il concetto importante che lo scrittore voleva mettere in risalto qual era?
Significava forse che uno dei due nomi avrebbe avuto la priorità sull’altro o voleva dar enfasi, piuttosto, al significato di tale nome?
Questo nome, scritto in maniera diversa a seconda della lingua, significa “distruzione” in ebraico e “distruttore” in greco.
Non rimarcano forse la stessa cosa?
Rapportiamo questo concetto al Nome più importante di tutti e a quello di Suo Figlio.
Che almeno le lettere destinate ai cristiani di lingua greca siano state scritte in greco, sembrerebbe la cosa più logica, non è vero? - lettere ai Romani, ai Tessalonicesi, ai Filippesi
In queste lettere lo scrittore ispirato avrà utilizzato i nomi in lingua ebraica o piuttosto in lingua greca?
Se in esse l’apostolo Paolo utilizzò Jeosus anziché Yahshua, tale nome non avrebbe significato in ogni caso “YAH è salvezza” e non sarebbe stato inequivocabile il soggetto?
E nel caso del Nome di Dio, in qualunque lingua si cerchi di traslitterarlo, non significherà sempre e comunque “Egli fa divenire” e non si riferirà sempre e comunque al Solo Vero Dio?
Indipendentemente dalla lingua di destinazione, non sarebbe comunque stato chiaro il riferimento al Dio di Abraamo, di Isacco, di Giacobbe? - Geremia 22:8, 9; Miche 4:2; Zaccaria 2:11
Inoltre, il fatto che la cristianità abbia davvero biasimato il Nome di Dio e di Suo Figlio, dovrebbe spingerci a non usare il nome “Gesù” perché lo usavano anche altri e a sproposito?
Questa sarebbe una visione davvero stupida ed estremista.
Gli stessi ebrei usarono il Nome di Dio a sproposito quando si mostrarono infedeli e pur continuando ad invocarlo in maniera ipocrita – Isaia 1:13-15
Essi continuarono a pronunciare il Nome di Dio (e si suppone in maniera corretta) nel primo secolo, pur perseguitando i primi cristiani – 1 Tessalonicesi 2:14-16
Dovremmo dunque eliminare il Nome di Dio dalle Scritture perché molti l’hanno biasimato sia con le parole che con le azioni?
A questo punto dovremmo eliminare l’intera Bibbia, visto che essa fu usata durante i roghi e le stragi del medio-evo nonché in massacri molto più recenti.
Ammettendo che non ci sia nulla di male a tradurre i nomi (come infatti la Bibbia conferma) che dire dell’accusa che essi fanno e cioè che “gli apostati” avrebbero inventato il nome “Gesù” (Jeosus) per offenderlo?
Su quali basi fanno questa affermazione?
Probabilmente sul nulla, come abbiamo visto dalla logica delle traduzioni, ma in ogni caso possiamo vedere se attraverso la Bibbia riusciamo a smontare o ad avvalorare tale accusa.
Fortunatamente nella traduzione della “Settanta” greca, più antica dei vangeli, compare il nome “Gesù”.
Com’è possibile che compaia il nome “Gesù” nelle Scritture ebraiche se il Figlio di Dio venne sulla terra a partire dal primo secolo?
Semplicemente perché il nome “Giosuè” o “Gesù” sono esattamente lo stesso nome che noi, oggi, vocalizziamo in maniera diversa per distinguerli.
I traduttori della Settanta, greca, pensarono che tradurre il nome Yahshua in greco sarebbe stato blasfemo, un modo per “prenderlo in giro”?
Valutiamolo da soli andando a confrontare la Settanta greca**.
Prendiamo ad esempio Numeri 11:28 e leggiamo... “καὶ ἀποκριθεὶς Ἰησοῦς ὁ τοῦ Ναυη ὁ παρεστηκὼς Μωυσῇ ὁ ἐκελεκτὸς εἶπεν κύριε Μωυσῆ κώλυσον αὐτούς”.
La scrittura dice: “Quindi Giosuè, figlio di Nun e servitore di Mosè sin da quando era giovane, prese la parola e disse: “Mosè, mio signore, falli smettere!”.
Riusciamo a trovare “Jeosus” (ovvero il nome di Gesù tradotto in greco) in questa scrittura?
Certo!
Si trova all’’inizio del versetto: Ἰησοῦς.
Questo nome, tradotto in greco, non si trova ovviamente solo in Numeri 11:28 ma in tutte quelle Scritture in cui campare anche nella nostra Bibbia, in italiano – vedi ad esempio Zaccaria 3:1
Se sono stati “gli apostati” ad inventare il nome “Jeosus”, allora dobbiamo concludere che gli stessi traduttori della Settanta fossero apostati.
Dobbiamo anche concludere che tutti gli ebrei di lingua greca, nonché gli stessi apostoli del Signore, tutte le volte che fecero riferimento a questa traduzione caddero negli inganni degli apostati.
E di conseguenza dobbiamo concludere che questi moderni “puristi di ebraico” abbiano compreso delle verità così importanti che neppure gli apostoli, guidati dallo Spirito Santo, compresero – confronta Atti 6:8-10
L’episodio dell’esecuzione di Gesù, benché menzionato per “dimostrare” questa tesi (cioè la tesi dello scopo canzonatorio del nome “Gesù”) in realtà dimostra come la verità sia sempre più semplice di quella che appare quando l’uomo ci mette le mani.
Pilato scrisse "Gesù il Nazareno, il re dei giudei" e questo fu scritto in ebraico, in latino e in greco.
Da nessuna parte, nella Bibbia, si legge che Pilato abbia messo questa scritta "per prenderlo in giro" (lo avrebbero fatto volentieri gli scribi e i farisei).
Quindi la spiegazione più logica del perché gli scribi e i farisei si arrabbiano vedendo quella scritta è proprio perché dichiarava che quella persona, condannata a morte dai capi religiosi, era in effetti il re dei giudei. Ed ecco perché essi risposero "Non scrivere ' il re dei giudei' ma che lui ha detto 'sono il re dei giudei'".
Non solo: questo cartello dimostra come Pilato fosse irritato per essere stato costretto dal popolo a fare quello che non voleva: egli cercò in ogni modo di liberarlo - Matteo 27:17-19
Quella scritta fu in fondo una piccola rivincita, un modo per svergognare i veri assassini del Signore – confronta Giovanni 19:12-15

In conclusione possiamo dire che sia equilibrato e logico tradurre i nomi nel momento in cui le Scritture sono “uscite fuori da Israele” e cioè hanno iniziato ad essere tradotte in altre lingue in armonia con la volontà di Dio.
Una cosa decisamente importante, innanzitutto, è non usare il Nome di Dio a sproposito e soprattutto conoscerne il profondo significato facendo ogni sforzo per agire in armonia con la Sua Volontà.
Non andare oltre ciò che è scritto significa non andare oltre il significato di ciò che è scritto; non riguarda certo la traduzione.
La traduzione implica la traslitterazione o traduzione degli stessi nomi, come la Bibbia chiaramente mostra.
Attraverso coloro che ripristineranno la vera adorazione, verremo probabilmente a sapere anche l’esatta pronuncia del Nome più importante di tutti e questo sarà un meraviglioso privilegio – Sofonia 3:9; Romani 10:13
Fino ad allora non dimentichiamo di rispettare il senso della Scrittura e non semplicemente la lettera, non lasciandoci ingannare da ragionamenti faziosi e supponenti di chi vorrebbe mettere le proprie idee al di sopra del messaggio biblico – Giovanni 17:17; 2 Corinti 10:5
Non c’è ovviamente nulla di male a preferire la forma ebraica “Yahshuà” a quella italianizzata “Gesù” purché non sia un modo per dividere, distrarre dalle cose più importanti o, peggio, far passare il messaggio che solo certi “puristi di lingua ebraica” avrebbero l’autorità di spiegarci il messaggio biblico anche contro l’evidenza del suo stesso contesto – 1 Corinti 1:26-30
Così facendo, anche in buona fede rischieremmo di porci sotto un’altra autorità – Colossesi 2:8
Rimanendo umili e con i piedi per terra, discipliniamo qualunque ragionamento e qualunque autorità alla luce della Parola di Dio.
Facciamo tutto il possibile per “serbare la Parola” rispettando il senso della Scrittura senza oscurarla con il nostro ego o la nostra presunta conoscenza – Matteo 11:25, 26

Note in calce.
* Si veda ad esempio l’articolo intitolato “Rispettiamo il contesto e il significato delle Scritture” https://attenzioneallaprofezia.blogspot.com/2018/05/rispettiamo-il-contesto-e-il.html


L'immagine smentirebbe la pretesa che sul cartello compariva il Tetragramma 

Un ringraziamento speciale ad Elisha che ha contribuito in maniera sostanziale alla stesura di questo articolo.

Commenti

  1. Buongiorno, ho letto l l'articolo è interessante e alla fine dite che non c'è nulla di male usare la formula italianizzata del nome ebraico Yeshua in Gesù. Bene. Perché non fate lo stesso ragionamento con il nome Dio? Anziché usare il nome Geova ammesso che questo sia il nome proprio di Dio, usate la formula originale. È una questione di logica. Grazie.

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    1. Sono sicuro che potrà leggere altri articoli, in questo blog, e vedere che è stato usato "Geova", "Yahweh", "Yhwh", "Ihvh" e così via

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  2. Molto interessante ed esaustivo:
    'Geova' è usato da molto tempo e comunemente accettato, come del resto YaWeh in alcune aree. In alcune nazione può essere tradotto Jehovah mentre alcuni preferiscono l'abbreviazione Iah. Chi ha torto e chi ragione? Probabilmente nessuno. Una pronuncia
    o vocalizzazione potrebbe essere quella corretta oppure nessuna di esse. Credo che costringere qualcuno a preferire questa o quella traslitterazione non sia corretto e la cosa migliore che possiamo fare nel pronunciare il Nome di Dio sia quello di non giudicare altri.

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