Satana e i demoni esistono davvero? (4 parte)

Questo articolo si concentrerà sulle critiche rivolte al libro di Giobbe da coloro che sostengono la sua natura allegorica.
Per le Scritture greche menzionate nell’articolo precedente, si rimanda al prossimo ed ultimo articolo.
Per rendere questa trattazione scorrevole, le loro parole e i loro ragionamenti verranno di volta in volta separati dal testo principlae ed inseriti tra virgolette.

“L’autore di Giobbe non parla di un’assemblea avvenuta letteralmente in cielo, perché tutto avviene sulla terra per un motivo davvero molto semplice che può risultare ovvio anche al credente più ottuso (o almeno si spera): se secondo la tradizione comune il cattivo Satana è stato cacciato dal cielo, nel libro di Giobbe che ci fa proprio lui, Satana, in Cielo nel bel mezzo di un’assemblea di angeli e alla letterale presenza di Dio? Secondo il credo comune Satana non potrebbe più avere accesso presso i luoghi celesti”.

Peccato però che “il credo comune” non c’entra nulla con la narrazione biblica.
La Bibbia non insegna che Satana è stato cacciato dal cielo nel lontano passato (e quando, precisamente?) ma che sarà cacciato dal cielo all’inizio della grande tribolazione, ovvero durante il giorno del Signore – Apocalisse 12:9, 10
Qualunque idea ci siamo fatti in merito all’inizio del giorno del Signore, ben pochi insinueranno che esso sia iniziato prima dell’esistenza di Giobbe.
Fino a prova contraria, dunque, se l’autore di Giobbe parla di un assemblea in cielo, sta parlando di un’assemblea in cielo.
Non è neppure in discussione il fatto che Satana sia uno dei figli di Dio… infatti non si è creato da solo.
Dio ha creato miriadi di creature spirituali che, esattamente come l’uomo, sono dotati di libero arbitrio.
Esattamente come l’uomo, alcuni hanno ubbidito e altri no.
Il primo a disubbidire e a mettersi contro Dio è stata quella creatura spirituale che in seguito verrà appellata come “satana”.
Quindi Dio non ha creato “satana” in quanto tale ma ha creato l’angelo che fece poi di se stesso “un satana”.
Quindi il fatto che in Giobbe Satana sia visto in cielo e sia indicato come uno dei figli di Dio… dove sarebbe il problema?
Comunque è davvero indicato come uno dei figli di Dio?

"Se fosse stato davvero il Satana che crediamo, perché viene indicato come figlio di Dio se da presunto angelo ribelle ha perso tale figliolanza come l’aveva persa l’uomo dopo aver disobbedito nell’Eden?"

A parte che Adamo continuò ad essere un figlio di Dio per il semplice fatto che non si fosse creato da solo (al massimo diventò un figlio ribelle di Dio e perse quel rapporto privilegiato tra padre e figlio ma questo non cambiò certo la sua origine) la scrittura di Giobbe 1:6 dice: “Arrivò il giorno in cui i figli del vero Dio si presentarono al cospetto di Geova, e con loro entrò anche Satana” quindi se la traduzione è corretta lì non sta indicando che Satana fosse chiamato figlio di Dio (anche se lo era per i ragionamenti fatti prima) ma che, in questa assemblea composta da figli del vero Dio, si presenta anche lui.
Se qualcuno scrivesse: “Abbiamo organizzato una festa tra tifosi juventini e si è presentato anche Totti” sarebbe una dimostrazione che Totti è un juventino o semplicemente che si è presentato alla festa una persona che in teoria non c’entrava nulla e che non era neppure invitata?
Semmai la domanda fatta da Dio... “Da dove vieni?” dovrebbe far pensare che la presenza di questo personaggio, in mezzo ai figli del vero Dio, fosse quantomeno “anomala”.
Questo Satana, chiunque fosse e per qualunque motivo fosse lì, si è presentato in questa assemblea. Stop.
C’è scritto forse altro?

≪E Geova disse all’avversario≫ … Questa frase induce il lettore fondamentalista a intendere che Geova e Satana cominciano a conversare quasi come due amici intenti a fare una divertente e allo stesso tempo sadica scommessa: tormentare un uomo per vedere se avesse rinnegato Dio oppure no (…) Hai notato il mio servo Giobbe? Non c’è un altro sul paese che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male”. L’avversario rispose: “E’ forse per nulla che Giobbe teme Dio? Non l’hai forse circondato di un riparo, lui, la sua casa e tutto quel che possiede? Tu hai benedetto l’opera delle sue mani e il suo bestiame ricopre tutto il paese. Ma stendi un po’ la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia!” E Geova disse all’avversario: “Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona”. E l’avversario si ritiro dalla presenza di Geova≫ (Gb 1:8-12)
Il lettore sia onesto con se stesso: Dio davvero fa scommesse con Satana?”

Ovviamente anche coloro che sostengono l’inesistenza di Satana e scrivono queste cose dovrebbero essere onesti con loro stessi mentre leggono la Bibbia.
Si tratta davvero di una scommessa?
Leggendo semplicemente quello che c’è scritto, si vede Dio mostrare un positivo orgoglio verso uno dei suoi figli come farebbe qualsiasi padre vedendo il figlio comportarsi bene.
Forse Dio ha detto a Satana “Scommettiamo che non cederà mai qualunque cosa tu gli farai?”.
C’è scritto questo?
Al contrario, semmai… “Hai notato quant’è lodevole Giobbe… integro e retto?”
Se sentissimo un padre parlare ad un’altra persona in questo modo del suo proprio figlio, concluderemmo che si tratti di una scommessa sulla sua pelle?
In questo caso, semmai, è Satana a cercare di “fare una scommessa” con Dio dicendo che Giobbe l’avrebbe rinnegato se Egli gli avesse tolto tutto.
Scommessa che Dio non accetta (infatti non è Lui a togliergli tutto) ma permette a Satana di dimostrare la sua accusa e non c’era altro modo per risolvere la questione.
L’uomo serve Dio perché l’ama davvero o solo per tornaconto personale?
Or dunque, com’è possibile dimostrare la giustezza o la falsità di tale accusa se non dando all’accusatore la possibilità di dimostrarla?
Per questo motivo Dio dice a Satana “Ecco, ogni cosa che ha è nelle tue mani” e questo, invece di concludere subito che sia tutto allegorico, dimostra la coerenza biblica quando afferma che Dio, con i mali, non prova nessuno.
In quei rari casi che i mali non ce li creiamo da soli, allora possiamo incolpare l’avvenimento imprevisto, Adamo o Satana, ma di certo non Dio.
Al contrario se il resoconto avesse mostrato Dio nell’atto di togliergli tutti i beni, allora avremmo dovuto prendere atto che qualcosa non quadrava perché avrebbe mostrato un’evidente contraddizione con il resto delle Scritture.

Non potendo dimostrare la non storicità di Giobbe (in quanto riconosciuto praticamente da tutti i rabbini) i sostenitori dell’inesistenza di Satana diranno quanto segue.

“Le leggende, a differenza dei miti, non sono pura invenzione, ma lavorano su dati storici preesistenti. Cioè Giobbe fu un personaggio storico realmente esistito e su di lui e sulla sua vicenda venne anticamente costruito per ispirazione divina l’insegnamento che l’Ebreo antico ricavava studiandolo; non che lo scritto sia da attribuire a Giobbe, ma che il suo autore narra una “storia didattica” incentrata su questo antico e famoso Patriarca idumeo”.

Tuttavia non è sufficiente dire “Giobbe fu un personaggio storico realmente esistito” se alla fine quello che sappiamo di lui è “storia inventata”.
A meno che, ovviamente, non abbiamo un resoconto storico del vero Giobbe da poter confrontare.
Se riferendosi a Giobbe gli scrittori biblici si riferivano a “quello reale”… su quali scritti andavano per capire chi fosse e da quale esempio reale dovevano prendere?
Probabilmente questa tesi serve per “tagliare la testa al toro” dal momento che Giobbe è menzionato chiaramente nella lettera di Giacomo come esempio di perseveranza - Giacomo 5:11
E’ chiaro che se dicessimo che Giobbe non è mai esistito dovremmo anche concludere che Giacomo abbia raccontato una bugia (e quindi non è un libro canonico).
Invece dicendo “Giobbe è esistito… ma quello che c’è scritto nel libro di Giobbe non è mai accaduto” sembrerebbe salvare capra e cavoli.
Quindi Giacomo non si starebbe riferendo al Giobbe descritto nel libro che porta il suo nome ma ad un altro Giobbe… che guarda caso, però, era famoso come “esempio di perseveranza”.
Tra l’altro anche in Ezechiele 14:14 si parla di Giobbe dicendo “E se in mezzo a esso si trovassero questi tre uomini, Noè, Daniele e Giobbe, a motivo della loro giustizia essi stessi libererebbero la loro anima’, è l’espressione del Sovrano Signore Geova”.
Ora sarebbe davvero un problema dire “Giobbe non è mai esistito” (altrimenti eliminiamo pure Ezechiele dalle scritture) … ma dire “Era un altro Giobbe” risolve davvero il problema?
A quale Giobbe si riferisce Ezechiele e a quale Giobbe si riferisce Giacomo?
Dovremmo supporre che quando Ezechiele menziona Noè sia davvero quel Noè di cui parla la Bibbia, non è vero? Oppure è un altro Noè?
Allo stesso modo anche che quando parla di Daniele dovremmo dare per scontato che esso sia sempre quel Daniele riportato nella Bibbia e non qualche altro Daniele.
Però da quello che si capisce essi dicono che gli eventuali riferimenti a Giobbe sono da attribuirsi a quel Giobbe che è SI’ esistito davvero... di cui però nessuno sa niente (visto che non può essere quello descritto nel libro che porta il suo nome).
In realtà tutto questo è funzionale a quello che si vorrebbe dimostrare e si è voluto dimostrare fin dall’inizio: dal momento che Satana è un personaggio inventato e Giobbe parla chiaramente di Satana, e non potendo eliminare Ezechiele o Giacomo dalle Scritture, allora Giobbe è esistito ma il libro che porta il suo nome è un libro allegorico utile esclusivamente come insegnamento morale.
Constatare che Giacomo menziona Giobbe come “esempio di perseveranza” e che nel libro di Giobbe si mostra la sua incredibile perseveranza probabilmente sarà inutile perché di qualunque perseveranza parlasse Giacomo, non potrebbe comunque essere quella riportata nel libro chiamato “Giobbe”.
Ma se ammettiamo che come esempio di perseveranza Giacomo abbia additato una leggenda... che esempio di perseveranza sarebbe?
Qualcuno di noi ha mai preso come esempio di vita Robin Hood o Cappuccetto Rosso?
Quindi diciamo tranquillamente che Giacomo e i suoi lettori conoscevano un Giobbe che noi, purtroppo, non conosceremo mai.

Nella loro “dimostrazione” metteranno in evidenza i numeri “troppo rotondi” i quali non possono essere considerati letterali.

“Il numero convenzionale dei figli: 7 figli e 3 figlie. Il numero 7 e simbolo di completezza (1:2), perciò lo scriba-rabbino ispirato ha utilizzato questa simbologia per insegnare che la famiglia di Giobbe era perfetta e completa”.

Che il numero 10 indichi completezza non è in discussione visto che questo numero ritorna nella parabola delle dieci vergini e in altri passi scritturali.
Questo semplicemente non dimostra che:
1) Giobbe non ebbe effettivamente 7 figli e 3 figlie (nessuno ha mai conosciuto famiglie con 10 figli? Una volta, e soprattutto in Israele, era un numero medio-basso visto che i figli erano considerati una ricchezza ed una benedizione da parte di Dio. Non significa che sia umanamente impossibile fare 10 figli).
2) Essendo benedetto da Dio per il suo ottimo comportamento Egli non potesse benedirlo a modo suo, cioè facendogli avere anche figli in numero “tondo”. Anche il dodici è un numero con un significato specifico nelle Scritture ma questo non dimostra che i figli di Giacobbe non fossero effettivamente dodici, che le tribù di Israele non fossero 12 prese proprio da questi figli, che gli eletti di rivelazione non siano davvero 144.000 ovvero 12*12*1000.
Non significa neppure che il Regno millenario di Cristo non esista e non duri davvero 1000 anni solo perché 1000 è “troppo rotondo”.

“Il numero tondo del suo bestiame: 7000 pecore, 3000 cammelli, 1000 buoi, 500 asine (1:3), per un totale di 11500 bestie”.

Intanto non è scritto da nessuna parte che questi numeri non fossero stime, e cioè non è detto che lo scrittore, scrivendo “7000 pecore” non intendesse “circa 7000 pecore” e così via per il resto degli animali.
Anche oggi usiamo dire “un villaggio di 7000 persone” senza intendere letteralmente 7000 ma per dire che sono circa 7000.
Ammettendo invece che scrivesse 7000 per dire proprio 7000 (cosa che probabilmente non sapremo mai) per lo stesso motivo che l’abbondanza di Giobbe fosse una diretta conseguenza della benedizione di Geova, nessuno avrebbe potuto impedire a Dio di dare a Giobbe 7000 pecore, 3000 bovini e farlo anche crescere di 3,141592653589793 centimetri in più.
11.500 non è un numero particolarmente tondo (lo sarebbe stato 12.000) ed inoltre la scrittura menziona “una servitù molto grande”... e a questo punto dovremmo chiederci perché, simbolico per simbolico, lo scrittore non abbia avuto uno slancio creativo finale scrivendo che la servitù erano 10000 persone o 7000 persone.


Il libro di Giobbe è leggenda o storia realmente accaduta?

Alla fine Dio diede a Giobbe “quattordicimila pecore e seimila cammelli e mille paia di bovini e mille asine” quindi… se la matematica non è un’opinione (ammesso e non concesso che non dobbiamo considerare questi numeri come arrotondamenti, come abbiamo detto) alla fine egli ebbe 23.000 animali.. altro numero a cui bastava aggiungere 1000 per arrivare a 24.000 e già vederci un 12.000*2… quale occasione più ghiotta per trovare un numero più rotondo di quello?

“Il numero dei 7 giorni di silenzio dei suoi amici: ≪rimasero seduti per terra, presso di lui, 7 giorni e 7 notti; nessuno di loro gli disse parola≫ (2:13). 7 giorni e 7 notti seduti per terra, senza mai alzarsi ne aprire bocca? Amici che hanno osservato un “completo” e perfetto religioso silenzio, nell’attesa che egli potesse completare il suo lutto. Il lutto durava 7 giorni ed era previsto che chi faceva lutto non doveva parlare finché non avesse terminato di fare lutto”.

Quindi, se il lutto durava sette giorni, cosa ci sarebbe di simbolico visto che Giobbe era in lutto per la morte dei suoi figli?
Questa poteva essere l’occasione per appigliarsi alla simbolicità dell’avvenimento descritto se fossero stati indicati altri giorni (magari 10 o 15)… ma dal momento che stettero in silenzio per sette giorni e il lutto durava appunto sette giorni (come ammettono anche coloro che eliminano Satana dalle Scritture) questa è una dimostrazione che il racconto è simbolico o è un altro particolare in armonia con le Scritture? - Genesi 50:10
La Scrittura inoltre non dice affatto che essi non si siano mai alzati ma semplicemente che passano il lutto, in silenzio, con lui.
Oppure avrebbe dovuto specificare che dopo quattro ore uno dei tre si grattò la testa e magari dopo altre due ore un altro sbadigliò e così via?
La Scrittura dice che si sedettero con lui, in silenzio, per sette giorni. Tutto quello che può essere accaduto nel frattempo non è rilevante e di certo non dimostra la natura allegorica del racconto.
Essi gli rivolgono la parola solo dopo sette giorni.

“Anche la successione delle sciagure è irreale, in quanto, “grazie a Dio”, c’è sempre qualcuno che si salva per comunicare l’accaduto a Giobbe (1:13-19). Tutto troppo prevedibile come nei film”.

Quindi secondo loro sarebbe stato più credibile perdere 7.000 pecore, 3.000 cammelli, 1000 buoi, 500 asine e praticamente tutta la servitù a motivo di un’incursione dei Sabei senza che Giobbe venisse mai a sapere l’accaduto e che lo venisse a sapere solo anni dopo.
Comunque se la questione era nata in cielo proprio da quel Satana che non dovrebbe esistere, lo scopo era farlo soffrire per spezzare la sua integrità, giusto?
Non è che Satana volesse uccidere quelle persone “tanto per farlo” ma per arrivare a Giobbe.
Se è così, allora è solo coerente con il retroscena descritto che almeno uno sopravviva per andare a riferire a Giobbe l’accaduto.
Anche in guerra si faceva esattamente questo: si lasciava almeno un superstite affinché riferisse al nemico quello che era stato fatto con lo scopo di intimorirlo e di piegarne la volontà.
E questo purtroppo è un fatto storico accertato (anche recente) e non un film.

“Irreale è la ricompensa in ricchezze al termine della prova, che e esattamente il doppio delle perdite e non semplicemente qualcosa in più rispetto a prima. Il concetto del raddoppio evoca l’ideale ebraico secondo la quale quando si perde qualcosa, Dio e sempre pronto a restituire “il doppio” delle cose perse.

E questo dimostra che, come fu Dio a benedire Giobbe all’inizio, fu sempre Dio a ricompensare Giobbe per la sua perseveranza.
Esattamente come prevedeva la stessa Legge di Dio, alla fine Giobbe ricevette il doppio di quello che perse – Esodo 22:7
C’è qualche incongruenza scritturale in tutto questo?
Forse il problema riguarda solo quello che noi riteniamo vero e quello che riteniamo falso – Genesi 18:14

“Solo i figli e figlie rimangono di numero uguale (42:13) e, guarda caso, ≪in tutto il paese non si trovano donne cosi belle come le figlie di Giobbe≫ (42:15). Non solo Giobbe riottiene i suoi figli, ma addirittura le figlie femmine erano “le più belle di tutto il reame”.

Se tutto il racconto è un’invenzione (e una delle “prove” sarebbe il doppio del bestiame ricevuto) per quale motivo i figli furono dieci e non venti?
Non sarebbe stato, anche questo, un appiglio per “dimostrare” che il racconto non è altro che una leggenda?
Ovviamente Dio sarebbe stato in grado benissimo di dare a Giobbe 20 figli ma essi sono 10 e non venti a riprova del fatto che Dio considera i figli un dono inestimabile ma non una proprietà (come invece potevano essere i cammelli e le asine).
In questo "dettaglio", in realtà, si nasconde la meravigliosa promessa della risurrezione: alla fine Giobbe avrà 20 figli, ovvero il doppio di quanto ebbe in questo sistema.
Davvero un probabile scrittore avvrebbe aggiunto questo dettaglio se il suo intento fosse stato quello di scrivere un racconto allegorico?
Parlando delle figlie di Giobbe come delle “più belle del reame” si vorrebbe ricalcare la natura assolutamente favolistica del resoconto presentato nelle Scritture.
Eppure, parlando di più belle del reame, nelle Scritture ne abbiamo ben altri esempi.
Sara doveva essere proprio bellissima se fece innamorare personaggi importanti (che potevano avere tutte le donne che volevano) anche a distanza di tanti anni, anche quando ormai non era più giovanissima – Genesi 12:19; 20:5.
Di Ester si dice che era “bella d’aspetto e di forme” e lei era letteralmente “la più bella del reame” - Ester 2:7
Per Rachele, Giacobbe lavorò come un pazzo senza neppure accorgersene – Genesi 29:20
E altre donne furono descritte come bellissime, come la sulamita che era “nera ma bellissima” a riprova del fatto che il concetto di bellezza e anche “di più bella del reame” non è mai stato estraneo alle Scritture.
Dunque se Giobbe fu benedetto da Geova, perché la benedizione non poteva includere avere delle figlie bellissime?
Qualunque sia la nostra idea di bellezza e qualunque sia il valore che gli diamo, rimane il fatto che nelle Sacre Scritture essa è ben espressa e se ne parla in maniera positiva se vissuta nell’umiltà e nella via di Geova ed in maniera negativa quando usata in maniera egoistica per ottenere vantaggi personali – confronta Ester 1:10-12

L’ultima parte di questo articolo affronterà alcune Scritture fondamentali che dovrebbero chiudere la questione sull’esistenza di Satana.
A proposito... al di là delle diatribe umane e assolutamente inutili, qualcuno ha notato quant'è bella la Parola di Dio? E quanto è meraviglioso il nostro amorevole Padre?

Commenti

  1. Rimango perplesso, ma non voglio emettere un giudizio. Nei vangeli Gesù tira fuori un profeta alquanto fiabesco come Giona, del quale addirittura specifica l'analogia della sua storia con quella sua quando sarebbe morto e risuscitato.(Matteo 12,39-41) È vero che è un po dura da mandar giù la storia di Giobbe. probabilmente c'è anche un pò di allegoria in questo racconto. Come sto imparando in questinutlimi tempi dobbiamo cercare di "interpretare" le Scritture. Certo non è facile farlo. gesù anche se era il Figlio di Dio lo fece: Luca 24,27 "E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

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    Risposte
    1. Grazie per il commento. Ovviamente alcune Scritture bisogna interpretarle ma dovremmo sempre utilizzare la Scrittura per farlo. In questo modo riduciamo al minimo il rischio di far parlare i nostri preconcetti. Sia Giobbe che Giona sono personaggi confermati dalla Scrittura perché citati da altri personaggi biblici e additati come esempi (non simbolici) da seguire. Ovviamente oggi si contesta tutto... ma i veri cristiani considerano la Parola di Dio la Verità.

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